Si muove la politica e l’antitrust vigila. Sarà che il primo giugno si celebra la giornata mondiale del latte. Oppure che ieri l’Expo si è portato avanti organizzando decine di eventi all’insegna del «We Are Milk». O forse ancora che i vari protagonisti della vicenda che stiamo per raccontare sapevano già tutto dello studio, fonte Fao, secondo il quale «i governi dovrebbero investire di più in programmi che favoriscano la diffusione latte nei paesi in via di sviluppo ed entro il 2025 il consumo di prodotti lattiero-caseari aumenterà del 25%».
Sta di fatto che in Italia da qualche mese è iniziato un vero e proprio risiko sull’alimento più bevuto al mondo.
L’ultima notizia vede come protagonista Granarolo. E ha un effetto domino sull’altra partita in corso, quella fiorentina. Il gruppo bolognese, infatti, è entrato nel capitale sociale della Centrale del latte di Brescia attraverso una partnership con Coldiretti. Si sobbarca un aumento di capitale di due milioni con il quale entra in modo paritetico nella Coldiretti Brescia Hc che detiene il 12,65% della centrale bresciana. Alla fine della fiera Granarolo e Coldiretti, insieme a Bim (Consorzio Comuni bacino imbrifero montano di Valle CamonicaBreno) e a Latte Brescia Cooperativa Agricola, ne controlleranno il 24,37%, diventando i secondi azionisti dopo il Comune.
Obiettivi? A quanto risulta a Libero il Comune di Brescia non avrebbe alcuna intenzione di cedere la maggioranza e quindi bisogna prendere per buone le parole di Gianpiero Calzolari, presidente Granarolo: «Con quest’operazione vogliamo ribadire il nostro impegno per la tutela e la salvaguardia della filiera italiana del latte e dei sistemi agro allevatoriali locali». Anche perché nella pancia del gruppo c’è già la Centrale del Latte di Milano. Di certo però questa è un’ulteriore conferma del disinteresse dell’azienda per l’altra partita calda in corso, quella sulla Centrale del latte di Firenze (proprietaria del marchio Mukki), dove resta in pole position Torino. La Centrale del latte piemontese, quotata allo Star, già a febbraio aveva presentato un progetto di integrazione con l’ambizione di dar vita alla «Centrale del Latte d’Italia», il terzo polo lattiero-caseario italiano dopo Parmalat-Lactalis e Granarolo. Ma a Torino stanno ancora aspettando una risposta.
Tra le altre sette manifestazioni di interesse, infatti, oltre a Parmalat (ma occhio all’Antitrust) c’è anche la cooperativa Santangiolina Latte Fattorie Lombarde e il gruppo Alival. Così come non è un mistero che da Firenze avrebbero preferito un’offerta cash piuttosto che un progetto di fusione «sulla base di un concambio da definire congiuntamente». Ma occhio alla variabile che potrebbe sparigliare il tavolo, la politica. È noto, infatti, che la proprietà di Torino (famiglia Artom) sia vicina al centrosinistra e che il Comune di Firenze, il regno di Renzi oggi nelle mani del fidatissimo Nardella, sia il primo azionista della centrale del latte con il 43% delle quote.
Libero – 31 maggio 2015