dal Corriere del Veneto. Come anticipato nella nota diffusa martedì dalla Regione, il segretario generale della Programmazione Tiziano Baggio, al centro del caso dell’Organismo indipendente di valutazione (l’Oiv), ha provveduto ad inviare ieri al ministero della Funzione pubblica ed all’Autorità anti corruzione (l’Anac) la documentazione relativa alla sua nomina nella commissione da cui dipendono i premi dei dirigenti e dei dipendenti di Palazzo Balbi, nomina che secondo una legge regionale del 2012, due delibere di giunta del 2010 e del 2014 ed una delibera dell’Anac stessa del 2013 non si sarebbe dovuta fare per via di un potenziale conflitto d’interessi.
I chiarimenti dati da Baggio nella lunga nota di martedì, e la sua rimessione al verdetto del ministro Marianna Madia e del magistrato Raffaele Cantone, non placano però la rabbia dei manager in rivolta contro le valutazioni dell’Oiv, tacciate di scarsa aderenza alla realtà del lavoro degli uffici, di squilibri evidenti tra i diversi settori e dell’utilizzo di obiettivi sostanzialmente irraggiungibili. I dubbi di legittimità sul doppio ruolo del segretario della Programmazione ne hanno rafforzato la determinazione, al punto che a Palazzo sta prendendo corpo un’ipotesi clamorosa: quella di un ricorso «di massa» dei massimi vertici dell’amministrazione contro la delibera approvata lo scorso 14 maggio in giunta, giorno in cui peraltro andò in scena la lite senza precedenti tra Baggio e il segretario della Giunta Mario Caramel sullo stesso argomento.
Al di là delle lettere anonime e dei veleni che da settimane circolano al Balbi, in un clima definito dai più «ormai impossibile», è una lettera formale della dirigenza Cisl, inviata al presidente Luca Zaia, al suo vice Marino Zorzato e a tutti gli assessori, a sollevare il problema delle nomine e della composizione dell’Oiv. La data è quella del 5 maggio: «Proprio in relazione all’importanza delle funzioni che l’organismo deve espletare, la Civit prima e l’Anac dopo, con apposite deliberazioni, hanno fissato i requisiti oggettivi e soggettivi che i componenti dell’Oiv devono possedere, soprattutto al fine di garantire indipendenza, imparzialità e trasparenza. In particolare – continua la lettera – detti componenti non devono trovarsi, nei confronti dell’amministrazione nella quale operano, in situazioni di “conflitto, anche potenziale, di interessi propri…”. In merito all’attuale Oiv non è di tutta evidenza la normativa applicata per il suo funzionamento, la sua composizione e le prerogative che gli sono riconosciute». Nomi non se ne fanno, ma il riferimento a Baggio appare evidente.
La nota del segretario, peraltro, ha aggiunto ulteriori elementi di riflessione riguardo alla vicenda Oiv, già di per sé piuttosto ingarbugliata. Lui stesso indugia sul fatto che la sua nomina fu voluta dal presidente Zaia in persona, che poi firmò il relativo decreto il 29 settembre 2014. Ma Zaia era a conoscenza dei limiti posti dall’Anac e dalla legge regionale 54 del 2012 (che recita testualmente: «L’Oiv è composto da tre soggetti esterni all’amministrazione»)? Difficile pensarlo. Più probabilmente, nella miriade di decreti e delibere che gli vengono sottoposti ogni giorno, si sarà affidato al visto di regolarità amministrativa, giuridica, formale e contabile dei dirigenti, che per prassi accompagna gli atti. Solitamente, tra le sigle che danno il via libera, c’è anche quella di Baggio. C’era anche stavolta? La risposta è laconica: «Giudicheranno Funzione Pubblica e Anac». Il che, a onor del vero, non chiarisce se la sigla c’era o non c’era.
Sempre nella nota, Baggio non spiega perché nell’autocertificazione disponibile sul sito della Regione, nella pagina dell’Oiv, lui afferma di non avere altri incarichi in Regione al di fuori di quello nell’organismo di valutazione. Baggio sostiene che l’attestazione da lui rilasciata è «pienamente corretta» e la «prova incontrovertibile» sta nel fatto che nel decreto di nomina lui è espressamente citato come segretario della Programmazione. Il punto, però, è che si parla di due atti diversi, il decreto di nomina e l’autocertificazione, per giunta con date diverse: il primo è del 29 settembre 2014, la seconda del 23 gennaio 2015. Dunque il decreto è stato firmato da Zaia prima che Baggio affermasse di non avere incarichi confliggenti con quello nell’Oiv.
Terzo ed ultimo spunto. Sempre nella nota di martedì, il segretario della Programmazione sostiene l’inapplicabilità nei suoi confronti dei limiti previsti dalla legge regionale 54 del 2012 (i «tre esterni») e la conformità della sua nomina col decreto legislativo 150 del 2009. Sul sito dell’Anac, però, sezione «Faq», alla domanda: «Qual è la disciplina applicabile in materia di Oiv nelle Regioni il cui ordinamento ha recepito i principi del decreto legislativo 150 del 2009?», l’Autorità anti corruzione risponde: «Una regione, qualora abbia recepito nel proprio ordinamento i principi contenuti nel decreto 150 del 2009 (è il caso del Veneto con la legge 54, ndr .), è tenuta ad attenersi alla disciplina adottata e, qualora per la costituzione dell’Oiv tale normativa regionale preveda la richiesta di parere all’Autorità, la Regione è tenuta a rispettare detta previsione». Il Veneto ha chiesto e ottenuto questo parere? La risposta di Palazzo Balbi è sempre la stessa: «Giudicheranno Funzione Pubblica e Anac». Il che, come sopra, non vale né come un sì, né come un no. Nella «casa di vetro» cara al presidente Zaia, insomma, non resta che attendere la risposta di Madia e Cantone.
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L’intricata vicenda dell’Organismo indipendente di valutazione, che per la prima volta ha messo sotto i riflettori un manager dalla riservatezza leggendaria come il potentissimo segretario della Programmazione Tiziano Baggio (in 5 anni a Palazzo Balbi non si ricorda una sua dichiarazione ai giornali), sta mandando in subbuglio la dirigenza della Regione e riportando a galla, complice il finale di legislatura, contrasti e tensioni cumulati da tempo, sfociati addirittura in una ridda di lettere anonime su presunti favoritismi e vagheggiate vendette.
Non è una bella notizia, per l’ente. Stiamo parlando degli uomini e delle donne che tirano i fili della complessa macchina regionale, 179 persone, le cui retribuzioni pesano sulle casse del Balbi per oltre 20 milioni di euro, chiamati a dar corpo ogni giorno alle indicazioni politiche del presidente e dei suoi assessori. Il giudizio sul loro lavoro dato dall’Oiv nel report 2014, quello minacciato di un ricorso al Tar (o al giudice del lavoro, la competenza è contestata), è sferzante, nonostante il vicepresidente con delega al Personale Marino Zorzato si sia affrettato a precisare che «il lavoro si è svolto in un periodo contraddistinto da dati di sistema particolarmente significativi, quali un decremento costante della spesa di personale, una contrazione del numero di dipendenti, una incidenza molto contenuta delle spese di personale rispetto alla spesa corrente». Tant’è, a detta di Baggio, del professore di Ca’ Foscari Fabrizio Panozzo e della consulente d’impresa Lisa Zanardo «vi è l’esigenza di un miglioramento nelle capacità dei dirigenti della Regione nell’interpretare il ruolo manageriale al quale sono chiamati» specie per quel che riguarda la customer satisfaction , e cioè il «soddisfacimento di bisogni individuali e collettivi e di promozione del benessere sociale ed economico della comunità». E questo anche nei casi in cui il «cliente» difficilmente può dirsi soddisfatto, ad esempio perché l’azione della Regione si concretizza in un’attività di controllo sui Comuni o sulle associazioni (come chiedere ai cittadini se sono «clienti soddisfatti» dei vigili urbani).
Va detto che, per altro verso, a Palazzo Balbi c’è anche chi sostiene che questo Oiv abbia stravolto la prassi consolidata nel tempo di dare a tutti il voto massimo consentito, in una sorta di «pregiudizio positivo» per cui comunque «tutti hanno fatto del loro meglio», iniziando a marcare le reali differenze tra chi si dà da fare dietro la scrivania e chi invece lascia solo passare il tempo. La diatriba, facile intuirlo, potrebbe andare avanti all’infinito e se il ricorso arriverà a dama toccherà ai giudici dire chi abbia ragione e chi no, ma certo scorrendo le 232 pagine che compongono le «pagelle» dell’Oiv si comprendono molte delle ragioni dello scontro in atto in questi giorni.
I dirigenti della segreteria della Programmazione, alle dirette dipendenze di Baggio, ad esempio, risultano i migliori dell’intero Palazzo: in una scala di valutazione da 1 a 5 hanno infatti ottenuto dall’Oiv (di cui Baggio fa parte anche se lui ha fatto sapere di essersi astenuto dall’istruttoria nel caso di specie) un più che soddisfacente 4,62. Il voto più alto, con punte al limite dell’eccellenza, davanti al dipartimento Formazione, Istruzione e Lavoro che si è fermato a 4,54. La segreteria della Programmazione si piazza al top anche quanto al «personale di comparto»: 4,69 punti. Tornando ai dirigenti, è andata decisamente peggio per la segreteria della Sanità e del Sociale guidata da Domenico Mantoan, ultima classificata con 3,4 (c’è addirittura un 1,7 alla voce «efficacia esterna»), al dipartimento Difesa del suolo e foreste condotto da Tiziano Pinato, penultimo con 3,66, e alla segreteria delle Infrastrutture con a capo Luigi Fortunato, che non è riuscita ad andare oltre un 3,79. Resta sotto il 4 (lavoro «adeguato» ma non «pienamente soddisfacente») anche la direzione del Presidente, sotto la regia di Fabio Gazzabin. Chissà che ne pensa Zaia.
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 21 maggio 2015