Un bambino di diciotto mesi è ricoverato al Policlinico San Matteo per una tossinfezione causata dal formaggio preparato in casa utilizzando latte crudo non pastorizzato. Con ogni probabilità si tratta di una listeriosi, dovuta alla presenza di batteri patogeni. L’invito a non consumare latte non pastorizzato è una raccomandazione ribadita più volte dal Ministero della salute e riportata anche in numerosi articoli de Il Fatto Alimentare proprio per questi rischi sanitari .
La listeriosi è una patologiia seria causata dal batterio Listeria monocytogenes presente nelle acque e nel suolo. Può quindi contaminare frutta e verdura oppure infettare gli animali attraverso l’alimentazione. Questi però non mostrano sintomi. Il batterio si trova nei cibi crudi, ma anche in alcuni alimenti trasformati come i formaggi molli, hamburger, salumi e prodotti lattiero caseari preparati con latte non pastorizzato. La cottura e la pastorizzazione uccidono il batterio, ma in alcuni casi la contaminazione può avvenire anche dopo la cottura. L’infezione può manifestarsi con diarrea oppure, come in questo caso, assumere la forma sistemica: si diffonde attraverso il flusso sanguigno dando origine a sepsi, encefaliti e meningiti.
Gli accertamenti per capire se il formaggio sia stato la causa dell’infezione sono ancora in corso. È bene ricordare che i rischi collegati al consumo di latte crudo e dei prodotti derivati, soprattutto se vengono dati a un bambino così piccolo, sono elevati. La pastorizzazione definita “alta” viene effettuata sul latte e prodotti derivati per circa 15 secondi alla temperatura di 75-85 gradi centigradi per 10-15 secondi, in modo da eliminare la Listeria monocytogenes.
Il Fatto alimentare – 20 maggio 2015