di Nicola Cesaro. Ora i cinghiali non hanno più alcun antagonista. Sono liberi di riprodursi, liberi di spostarsi nel territorio del Parco, liberi di fare razzie nei campi e nei vigneti dei Colli Euganei.
Da febbraio il Parco Colli e le forze dell’ordine non hanno più soldi e uomini per continuare l’opera di contenimento di questa specie. Un numero su tutti basta a dare la dimensione del fenomeno: l’anno scorso, a fine maggio, i cinghiali abbattuti erano stati 351; quest’anno, ad essere generosi, non supereranno la cinquantina.
Le cause sono più d’una. Innanzitutto la Regione non ha ancora “riassunto” i trenta forestali che, tradizionalmente, sono impegnati nell’opera di eliminazione dei cinghiali. Il Parco, inoltre, ha terminato la piccola scorta di euro che si era messo da parte per affrontare gli ormai cronici primi due mesi dell’anno senza forestali: fino a febbraio era riuscito a mantenere in servizio due operatori (comunque troppo pochi per fronteggiare il problema cinghiali), ora anche quella riserva si è esaurita e contro gli ungulati non lavora più nessuno. L’unico agente del corpo forestale dello Stato attivo su questo fronte, infine, è andato in pensione. Il risultato è che da febbraio gli abbattimenti di cinghiali si contano sulle dita di due mani. Di fatto, il lavoro compiuto negli ultimi tre anni è andato in fumo.
Per questo ieri mattina il vicepresidente del Parco, Lucio Trevisan, ha fatto tappa in prefettura a Padova per lanciare l’allarme sul tema: assieme ai rappresentanti del corpo forestale dello Stato e della polizia provinciale, Trevisan ha incontrato il vice capo di gabinetto Alessandro Sallusto. «Ho denunciato lo stato di impotenza in cui gli enti locali e le forze dell’ordine si trovano nei confronti di questa problematica» spiega un amareggiato Trevisan «Abbiamo chiesto più uomini e più risorse, ma al di là di qualche parola di conforto e rassicurazione dalla prefettura non sono arrivate soluzioni. Tra enti in fase di riorganizzazione e con la Regione al voto, pare che difficilmente si potrà fare qualcosa entro i prossimi mesi». Gli agricoltori e i viticoltori dei Colli Euganei, dunque, si preparino al peggio.
Il Mattino di Padova – 20 maggio 2015