Via libera in Senato alla «staffetta generazionale» nel pubblico impiego. Ma senza incentivi, quindi a costo-zero. L’idea lanciata un mese fa, e acquisita ieri in un emendamento alla legge delega della Pubblica amministrazione approvato dall’Aula, prevede la riduzione volontaria dell’orario di lavoro dei dipendenti pubblici vicini alla pensione, per favorire l’ingresso di giovani.
Per superare i dubbi della Ragioneria circa i costi dell’operazione, l’emendamento prevede che i lavoratori che scelgono il part time dovranno provvedere ai contributi che non saranno più versati dallo Stato, senza alcuna facilitazione. Un meccanismo già contestato dai sindacati secondo cui, con il lungo blocco degli stipendi, ancora in corso, non funzionerà.
L’approvazione della delega, prevista per ieri sera, è slittata a oggi per mancanza di numero legale: poco prima, su una delle votazioni, la maggioranza aveva tenuto per un solo voto. Tra le modifiche intervenute ieri, c’è una modifica alla durata massima degli incarichi dei dirigenti: dalla formula 3+3 si passa a quella 4+2. Significa che l’incarico di un dirigente, che con la riforma sarà inserito in un ruolo unico, potrà durare massimo quattro anni con la possibilità di un rinnovo, senza una nuova selezione, per altri due anni. Il rapporto prima era tre anni più altri tre anni. Il reincarico senza selezione potrà avvenire una sola volta. Esauriti i sei anni complessivi, il dirigente torna al ruolo unico e per assumere un nuovo incarico dovrà superare una nuova fase selettiva. Se rimarrà inattivo per un determinato periodo, che i decreti attuativi della delega dovranno indicare, potrà essere licenziato. I diplomatici sono stati espunti dal ruolo unico dei dirigenti.
Il Senato ha sciolto anche un altro dei nodi della delega, quello relativo ai segretari comunali, la cui figura nella versione originaria era stata abolita. È passato un compromesso per cui ci sarà una fase-ponte di tre anni prima dell’abolizione, durante la quale chi svolge questa funzione potrà continuare a farlo ma sotto la qualifica generica di «dirigente pubblico».
Passa anche un’altra modifica che riguarda i vincitori di concorso la cui assunzione si gioverà di una corsia preferenziale grazie all’introduzione di apposite «norme transitorie» nei limiti della finanza pubblica. Arriva un tetto per gli stipendi dei vertici amministrativi delle società controllate dalle Camere di commercio. Sì del Senato all’emendamento che apre a un intervento sul settore della ricerca al fine di dargli un inquadramento specifico: ricercatori e tecnologi saranno distinti dagli impiegati.
Martedì scorso l’Aula aveva approvato l’emendamento alla delega che prevede l’assorbimento della Forestale in un’unico altro corpo, probabilmente la Polizia, con l’obiettivo di evitare la sua dispersione. Permane a questo scopo anche l’unitarietà delle funzioni attribuite. Tra le norme che sono state approvate ieri senza modifiche, la stretta sulle azioni disciplinari dei dipendenti pubblici, il passaggio all’Inps di competenze e risorse per gli accertamenti della malattie. Via libera alla stretta sulle partecipate locali, al taglio delle Prefetture, alla soppressione degli enti inutili.
Antonella Baccaro – Il Corriere della Sera – 30 aprile 2015
Per gli statali il primo via libera alla staffetta generazionale
Francesco Maesano. Sì col brivido a palazzo Madama. Mentre ieri alla Camera il governo incassava la fiducia sul primo articolo dell’Italicum, al Senato la maggioranza rischiava l’incidente finendo a una lunghezza dal diventare minoranza. In aula è in discussione il disegno di legge Madia di riordino della Pubblica amministrazione. Il M5S presenta un emendamento all’articolo 14 che riguarda la gestione pubblica del servizio idrico. Il governo e il relatore di maggioranza esprimono parere contrario. Si vota e le palline verdi battono quelle rosse di un solo voto: 110 a 109.
Quindici minuti dopo, quando si passa all’articolo 16, il M5S chiede la verifica del numero legale. Parte la conta e ci si accorge che no, non si può andare avanti. Tutto rimandato al giorno successivo facendo franare l’accordo raggiunto nella conferenza dei capigruppo che prevedeva l’approvazione del provvedimento entro ieri sera per consentire ai senatori di raggiungere Milano per l’inaugurazione dell’Expo. Molti dei quali, evidentemente, erano già partiti.
Stamattina il disegno di legge Madia torna in aula e dovrebbe essere approvato. Ammesso che si raggiunga il numero legale. Poi il testo, che ha atteso nove mesi per l’approvazione al Senato, passerà all’esame della Camera.
Tra le novità che introduce c’è la cosiddetta «staffetta generazionale soft», un meccanismo che si basa sulla possibilità di part time per lavoratori prossimi alla pensione, che però continuerebbero a pagare contributi da full time.
Inoltre il provvedimento prevede l’istituzione di una commissione per la dirigenza, chiamata a definire i criteri per il conferimento degli incarichi e a selezionare una sorta di «shortlist» da cui poi pescare il dirigente da nominare. Qualche novità sul fronte stipendi: viene ribadita la definizione di limiti assoluti per il trattamento economico complessivo, viene messo l’accento sul merito, ma è saltata la previsione che parlava del «superamento degli automatismi di carriera». Quanto agli incarichi dirigenziali non assegnati con concorsi, «si procede attraverso procedure selettive e comparative, fermi restando i limiti della legge attuale». Niente più chiamata singola, dunque. Si introduce invece una selezione per individuare una rosa di possibili candidati alla carica da ricoprire.
La Stampa – 30 aprile 2015