Francesca Schianchi. Accorpamento della Guardia forestale «in altra forza di Polizia», nuove regole per evitare che i dirigenti pubblici siano inamovibili, riordino e riduzione delle Camere di commercio. Entra nel vivo oggi pomeriggio la discussione in Senato sulla riforma della Pubblica amministrazione, con i nodi più delicati che arrivano al voto uno dopo l’altro.
E dove si riaffaccia un blando tentativo di staffetta generazionale, con un emendamento a prima firma del senatore delle Autonomie Hans Berger che propone la possibilità di passaggio al part time, volontario e irrevocabile, per chi si trova «in procinto» della pensione, per consentire parallelamente assunzioni di giovani. Una proposta di modifica che potrebbe passare a Palazzo Madama, ma che trova contrari i sindacati e molto tiepido pure il governo: perché, per non gravare sulle amministrazioni pubbliche, prevede che sia il lavoratore, se vuole mantenere invariati i contributi di quando lavorava a tempo pieno, a provvedere a integrarli. Il che, scuotono la testa al ministero della Funzione pubblica, rende la norma sostanzialmente inutile: «Non la sfrutterà nessuno».
«Nel pubblico i salari sono in media sui 1300 euro: un lavoratore dovrebbe quindi optare per il part time, a stipendio dimezzato, e pagarsi pure i contributi? Non mi sembra un meccanismo invogliante», boccia la proposta Rossana Dettori, segretario generale della Fp-Cgil, che ci vede il rischio di «mettere in contrapposizione ai giovani i dipendenti anziani, come se fosse colpa loro se non sono potuti andare in pensione prima». Opinione simile al segretario confederale Ugl Augusto Ghinelli, che parla di «ennesima bella idea che poi invece ricade sulle spalle dei lavoratori».
Ma, se il proponente Berger ha pensato l’emendamento con l’obiettivo di «contrastare la disoccupazione giovanile» (e una prima versione del testo prevedeva il passaggio al part time «a parità di contribuzione previdenziale», ma è stata bocciata perché non era sostenibile per le casse dello Stato), e se il relatore della legge, il senatore Pd Giorgio Pagliari, darà con ogni probabilità parere favorevole, è il governo a nutrire perplessità. Non sul principio (fu il ministro Marianna Madia la prima a tentare di introdurre nella legge una forma di ricambio generazionale), ma sull’efficacia della proposta. Hanno studiato i precedenti, e hanno scoperto che quando il governo Letta, col ministro del lavoro Giovannini, introdusse un’ipotesi simile per il lavoro privato, ma con in più rispetto all’emendamento Berger l’incentivo di una contribuzione piena, la proposta non ha funzionato e quasi nessuno ne ha approfittato. Tanto che non è ancora scontato il parere favorevole del governo all’emendamento.
Così come perplessità si nutrono su un’altra proposta di modifica, a prima firma del senatore democratico Vincenzo Cuomo, che mira a velocizzare le assunzioni dei vincitori di concorso, quantificati in circa tremila persone. Non si tratta di dubbi sull’argomento – «una priorità» dare un posto a chi ha vinto i concorsi, ha sempre detto il ministro – ma, in questo caso, sulla sostenibilità economica della proposta: spetta alla commissione Bilancio pronunciarsi a breve su questo.
La Stampa – 28 aprile 2015