«L’incontro a Roma al Ministero dell’ambiente dell’altro ieri è servito per mettere sul tavolo due questioni importanti: problema perfluori alchilici e accordo di programma in scadenza. Ora aspettiamo risposte dallo stesso ministero».
Il sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, presidente del Consiglio di Bacino, spiega così il viaggio nella capitale di qualche giorno fa, con l’amministratore unico di Acque del Chiampo, per l’incontro già programmato con il Ministero dopo la visita del sottosegretario all’ambiente Barbara Degani ad Arzignano. Un incontro interlocutorio che però ha avviato un percorso su due tematiche importanti per l’Ovest Vicentino e il distretto della concia. Sulla questione perfluori alchilici, su cui Acque del Chiampo ha investito e sta ancora investendo, a Roma si è ribadita la necessità di una compartecipazione alle spese del Governo e di un provvedimento speciale. «Abbiamo diritto a risorse e risarcimenti – ha detto più volte Gentilin- i costi non possono ricadere sulle bollette dei cittadini». Sull’accordo di programma la richiesta era di spostare i fondi già destinati all’impianto trattamento fanghi sulla realizzazione del prolungamento del collettore Arica, su cui la Regione Veneto ha già assegnato 10 milioni di euro. «A Roma abbiamo presentato una serie di proposte che dovranno essere studiate e valutate dal Ministero – spiega Giorgio Gentilin – e anche il tema accordo di programma, considerando il tubone e rimpianto trattamento fanghi. Sottolineando però che si va avanti in parallelo con entrambe le opere e che anche se ci sono priorità da assegnare, un progetto non ferma e non sposta l’altro». Ieri quindi al Consiglio di Bacino, che riunisce i 13 comuni di Acque del Chiampo e Medio Chiampo, Giorgio Gentilin ha informato sull’incontro a Roma. «La proposta valutata dai sindaci è di cercare di dare una mano come Consiglio di Bacino ai cittadini che devono sostenere il costo delle analisi dei pozzi privati – aggiunge Gentilin – contribuendo quindi alle spese di Acque del Chiampo. Lo valuteremo a consuntivo con tutti i dati a di esposizione». «Siamo in una fase interlocutoria da approfondire – aggiunge Renato Ceron, componente del comitato ristretto e sindaco di Brendola, tra i comuni più interessati dalla questione Pfas – ma abbiamo iniziato un percorso cui dovremo portare a casa risultati positivi. Perché il Governo deve capire quale situazione si è venuta a creare sul territorio con i perfluori alchilici. Noi comuni siamo in prima linea ma per risolvere la situazione dovremo coinvolgere tutti gli attori, dalla Miteni allo Stato e ogni istituzione possibile. E tutti dovranno darci una mano».
«Una contaminazione pericolosa per la salute»
«Una contaminazione pericolosa per la salute» C’è poco da stare allegri. Le relazioni presentate ai chiostri di Santa Corona sull’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, Pfas, dal dottor Vincenzo Cordiano e dal dottor Edoardo Bai; il primo responsabile di Isde Vicenza (International Society of Doctors for the Environment) il secondo, appartenente alla associazione dei Medici per l’Ambiente, responsabile scientifico di Legambiente, lasciano poco spazio all’ottimismo.
Anzi, incrociando i dati di mortalità, nelle zone interessate, 150 chilometri quadrati fra le province di Vicenza, Verona e Padova, per una popolazione stimata di 300 mila abitanti, tumori ai reni e cancro ai testicoli, oltre a ipertensione della gravidanza, malattie della tiroide, colite ulcerosa, aumento del colesterolo, hanno un’incidenza più alta che altrove. L’associazione ambientalista, che ha inviato un esposto alle procure di Verona e Vicenza, ricorda le situazioni di Trissino e soprattutto di Sarego dove il 73% dei pozzi privati sono risultati oltre il limite massimo dei 500 nanogrammi per litro e dunque dichiarati inutilizzabili, rilancia il questionario presente nel sito e chiede alla Regione Veneto di adeguare i dati ed avviare un’azione di bonifica.
«Del resto – sottolineano un po’ tutti i relatori – l’inquinamento ha 40 anni e si sa dove è cominciato». Insomma, di tempo se ne è perso pure troppo navigando spesso a vista se è vero che il limite stabilito dall’Istituto superiore di sanità, oltre il quale non sarebbero tollerate e dunque risulterebbero rischiose per la salute, in certe aree, come il bacino del Fratta Gorzone, si attesta sui 2000 nanogrammi per litro. E c’è poco da stare allegri anche per quanto riguarda le azioni di contrasto se è vero che il sistema di filtrazione a carboni attivi dura 4 mesi e costa 600 mila euro. Presente all’incontro, il consigliere comunale di Vicenza Raffaele Colombara: «Sono in attesa di una risposta all’interrogazione che ho presentato alla mia amministrazione. Chiedo di sapere, stando dai rilievi di Arpav, la situazione dei pozzi comunali e se questo inquinamento è presente anche qui».
Il Giornale Vicenza – 25 aprile 2015