Marco Zatterin. La Commissione Ue applica le regole alla lettera, decide al posto degli stati membri che non sono riusciti a farlo e mette il suo sigillo all’importazione 19 prodotti Ogm «made in Usa». Si tratta di tre tipi di mais, cinque di soia, due di colza, sette di cotone e due fiori ornamentali recisi, davanti ai quali i Ventotto non hanno saputo cucire la maggioranza qualificata necessaria per esprime un parere «politico» favorevole o contrario.
Di conseguenza è toccata a Bruxelles che, facendo suo l’avviso dei tecnici, ha detto che «nulla osta». Col risultato di raccogliere l’ira di molte organizzazioni non governative, per le quali sono state disattese le parole con cui l’esecutivo aveva promesso di attendere la riforma normativa prima di procedere. «Si è spalancata la porta al biotech americano», ha tuonato Greenpeace.
Un dossier che divide
Dossier delicato, divisivo. In Italia, secondo un sondaggio di Coldiretti, 8 persone su dieci sono contro gli Ogm. Nel 2010 un sondaggio di Eurobarometro aveva affermato che il 54% degli europei trovano pericoloso l’universo biotech; solo il 29% degli interpellati dichiarava di non sentirsi a disagio nel consumare prodotti modificato dagli ingegneri genetici. A torto o a ragione, i governi si sono fatti interpreti della volontà popolare e questo ha impedito gli accordi a Bruxelles. La palla è passata nel campo della Commissione, costretta dai Trattati ad una scelta «tecnica». Le cronache ricordano che in questo secolo, con questa procedura, non è mai stata rifiutata una richiesta avanzata dalle imprese.
Nel pacchetto ci sono sette rinnovi, per dieci anni. Prescrivono che tutti i prodotti derivati siano sottoposti alle regole di tracciabilità e di etichettatura. I nuovi Ogm destinati ad uso alimentare, o a mangimi, si aggiungono ai 58 già autorizzati. Le colture di Bayer, Monsanto, e Basf verranno usate principalmente come mangimi.
Il diritto di vietare
I movimenti verdi sono preoccupati per l’impatto ambientale della decisione, disputano il fatto che gli Ogm rispettino la salute e denunciano il fatto che la catena alimentare rischia di essere controllata dalle multinazionali. I produttori dicono che non ci sono rischi. Proprio mercoledì la Commissione, così come fatto per le coltivazioni, ha presentato una proposta che consente agli stati di vietare sul proprio territorio cibi e mangimi contenenti Ogm, anche se questi dovessero essere stati approvati dall’Efsa.
La Stampa – 25 aprile 2015