Fabio Poletti. Prima, la buona notizia. L’Albero della vita ha preso vita e si fanno già le prove per i giochi di luce garantiti da oltre 3 milioni di led. Poi la notizia da infarto. La dà il commissario unico di Expo Giuseppe Sala in persona in un’intervista al Gr3 Rai: «Il Padiglione Italia non solo non è finito ma anzi è tra quelli più indietro. Finora sono stati finiti 30 padiglioni su 54.
Ma alla fine sono convinto che sarà tutto pronto». Il count down è arrivato a una cifra. Mancano 8 giorni oggi all’inaugurazione. Accelerare di più non si può. Nel cantiere che non dorme mai lavorano oltre 7500 operai al giorno 24 ore su 24. Solo per il Padiglione Italia, quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’intera esposizione, ci sono 500 addetti.
La stessa storia
Alla fine le criticità sono quelle di sempre. Si scontano i ritardi iniziali e i litigi mai finiti. Tra i 24 padiglioni ancora in working press alcuni hanno solo bisogno di qualche maquillage. Giuseppe Sala il numero uno di Expo promette tanto: «Tutti i padiglioni stanno lavorando sulle pulizie, il verde la sistemazione e l’allestimento interno. Stiamo lavorando per arrivare con tutti i padiglioni pronti, potranno mancarne uno o due». Sul Decumano e sul Cardo si posa un’altra mano di asfalto, pronto per essere colorato per definire le singole aree tematiche.
I pannelli
Il Padiglione Italia, almeno nelle sue parti esterne, è pronto. Italcementi ha finito la collocazione dei 750 pannelli di cemento biodinamico del peso di 2 mila tonnellate. Dentro si lavora come matti. Nella scala delle priorità gli uffici saranno lasciati per ultimi e quasi sicuramente non saranno pronti per il primo maggio il giorno dell’inaugurazione. Così come l’Auditorium. La mostra di Marco Balich sarà tutta visitabile e ci mancherebbe. Nelle cucine del ristorante hanno già messo le piastrelle e si incrociano le dita.
Evento di sei mesi
Il Governatore Roberto Maroni sferza: «Giuseppe Sala ha garantito che tutti i padiglioni saranno pronti. Ma se qualche dettaglio non sarà pronto il 30 aprile, sarà pronto qualche giorno dopo, tanto l’evento dura 6 mesi». Ai piani alti della sede di via Rovello si fanno professioni di fede: «Tutto quello che non sarà visibile non darà fastidio». Come dire che occhio non vede cuore non duole. I controlli sulla cronotempistica si fanno ogni 60 minuti. Il sito è off limits a tutti. Il drone non vola più da settimane. L’andamento dei lavori non si può controllare on line. La pagina OpenExpo è aggiornata solo a 30-45 giorni fa, causa certificazioni necessarie. E allora si corre sperando pure che non piova per non rallentare gli operai. Alle 10 in punto del primo maggio si aprono i cancelli. Ci sarà pure Matteo Renzi. Dalla piazza dove sorge l’Albero della vita che è il simbolo di tutto l’evento con i suoi 35 metri di legno e acciaio made in Brescia, la cerimonia di inaugurazione alla fine si è deciso di farla nel più semplice Open Air Theatre in fondo al Cardo Sud, ufficialmente perchè più ampio con i suoi 11mila posti all’aperto.
Il Cardo Sud
La zona del Cardo Sud dove sorgono i padiglioni regionali, della Coldiretti e di Confindustria è sempre in affanno. L’allestimento scenografico del premio Oscar Dante Ferretti con le sue statue gigantesche sarà completamente visibile solo il 2 giugno. Ma ciò che preoccupa di più è lo stato dell’arte dei padiglioni self building. Se il padiglione del Qatar è bello che finito, altri Paesi stanno correndo per non rischiare la brutta figura. Sono la Cina che ha il secondo padiglione più grande e quindi tra i più visibili, la Russia che oberata da problemi interni sta facendo l’impossibile e il Nepal che con il suo palazzo di teak tutto intagliato a mano sta sfidando l’impossibile. Il commissario Giuseppe Sala la butta sull’orgoglio nazionale: «Nessuno vuole essere quello che non riuscirà ad aprire».
La Stampa – 23 aprile 2015