Barbara Gobbi. Tutte le sigle mediche si scagliano contro l’ipotesi delle Regioni di addossare ai camici bianchi la responsabilità patrimoniale in caso di prescrizioni inappropriate. La misura, proposta dai governatori nel testo dell’Intesa sui tagli da 2,3 miliardi in sanità che (forse) sarà siglata domani, è già stata bocciata a caldo dalla ministra Beatrice Lorenzin.
Ma i medici alzano il tiro e annunciano barricate e sit in con i cittadini se l’emendamento dovesse rientrare nel gito di vite complessivo su farmaceutica, beni e servizi, strutture e inappropriatezza. A guidare la rivolta, Fimmg e Anaao, i principali sindacati dei medici convenzionati e ospedalieri. Che avvertono: a farne le spese sarebbe innanzitutto il cittadino, costretto a pagare di tasca propria. Ma a venire al pettine, aggiungono, è soprattutto il nodo di una Conferenza delle Regioni che «da anni non tutela più il Ssn, dimostrando il fallimento di un federalismo sanitario che ha portato più danni che vantaggi».
L’indicazione dei medici è chiara: il governo della salute va di nuovo centralizzato. «Le Regioni continuano, in definitiva, a scaricare le responsabilità della propria inefficienza – attacca il segretario nazionale Fimmg, Giacomo Milillo senza decidersi a scegliere politiche adeguate ed efficaci in grado di sventare i rischi della medicina difensiva, che si stima pesi intorno ai 10 miliardi, della fuga delle assicurazioni per l’aumento del contenzioso e degli ulteriori esborsi “out of pocket” a carico dei pazienti».
Per il leader Anaao, Costantinò Troise, la responsabilità patrimoniale in capo ai medici prescrittori è una “boutade” assurda e impraticabile. «E il messaggio da inviare alle regioni precisa – è che la sanità non può subire ulteriori sforbiciate. È già stato tagliato tutto il tagliabile – spiega Troise -. Il federalismo sanitario ha fallito. La sanità deve tornare al governo, mentre ai medici va assegnato il ruolo che gli spetta: disponiamo di organi, capacità e competenze per valutare quali siano le scelte migliori, anche in ambito prescrittivo».
Il Sole 24 Ore – 22 aprile 2015