La filiera avicola italiana è un modello da esportazione con un collaudato sistema di integrazione tra allevamenti (molti con mangimifici annessi), aziende di lavorazione e trasformazione che garantisce la piena autosufficienza alimentare, con un grado di approvvigionamento del 106%. Caratteristiche strutturali che si affiancano alle tecnologie e al know how del settore.
La conferma è arrivata dalla prima Conferenza semestrale 2015 dell’International Poultry Council che si è conclusa ieri a Roma, una vetrina a pochi giorni dall’Expo.
Il settore avicolo nazionale con un fatturato nel 2014 di 5,6 miliardi e 55mila addetti, conta oltre 6mila allevamenti, (tra centri di svezzamento, ingrasso, ovaiole e riproduttori), 400 impianti integrati con mangimifici, 174 macelli e circa 500 stabilimenti per il taglio e l’elaborazione di prodotti e preparazioni a base di carne. Un sistema integrato e completamente autosufficiente.
Nel 2014 la produzione italiana di carni avicole è stata pari a 1.261.200 tonnellate, in lieve aumento (+0,2%) rispetto al 2013, e di 12,6 miliardi di uova. Performance particolarmente positive sia in termini di produzione che di consumo per le carni di pollo (rispettivamente +1% e +2,3%). Il consumo pro-capite di carni avicole si attesta a 19,4 chili, mentre quello di uova è arrivato a 13,7 chili.
A fare da sfondo alla conferenza mondiale, organizzata da Unaitalia, le strategie globali per un sistema sempre più equilibrato e sostenibile e il punto sull’influenza aviaria. «Una vera e propria emergenza – ha ricordato il presidente di Unaitalia, Aldo Muraro – che ha impatti negativi sia sul mercato interno, che sul commercio internazionale».
Intanto il sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe Castiglione, ha ricordato che proprio per quest’anno a sostegno degli allevatori colpiti in molte aree italiane sono stati stanziati 17, 5 milioni, confermando l’impegno del Governo a portare avanti misure eccezionali nei settori delle uova e delle carni di pollame in Italia.
Sempre nel quadro degli interventi per tamponare gli effetti della malattia sul piano economico, l’Unione europea ha fissato gli importi definitivi 2012 destinati ai partner. Il contributo a saldo per l’Italia è pari è pari a 1,3 milioni.
Il Sole 24 Ore – 19 aprile 2015