Aumentano i costi per l’Azienda ospedaliera e il bilancio ne risente. Per il quarto trimestre 2014 il disavanzo ammonta a 30.389.317 euro e per l’anno in corso è necessario un integrativo agli 82.368.000 euro ricevuti dal riparto del Fondo sanitario regionale.
La proposta di bilancio economico preventivo, da sottoporre a Palazzo Balbi e appena approvata dal direttore generale Claudio Dario, recita: «Nella predisposizione del bilancio economico preventivo 2015, anche in coerenza con i valori assegnati dal riparto provvisorio del Fondo sanitario regionale, sono stati stimati nuovi costi sorgenti, principalmente: di 29 milioni per la distribuzione dei farmaci contro l’epatite C; e di 5,6 milioni di euro per personale e servizi in relazione al passaggio dall’Usl 16 all’Azienda ospedaliera della centrale operativa del Suem 118 e della Clinica Geriatrica. L’analisi di costi e ricavi per l’esercizio 2015 prevede una perdita pari a 77,7 milioni di euro». «Per il 2014 la Regione ci ha concesso un disavanzo autorizzato di 34 milioni, che dunque abbiamo ampiamente rispettato — spiega Dario — anzi, è ancora provvisorio, quindi contiamo di ridurlo ulteriormente. L’andamento 2015 sarebbe in linea, se non ci fossero due spese nuove: i 29 milioni per i farmaci contro l’epatite C, che abbiamo chiesto alla Regione di corrisponderci; e i 5,6 milioni per l’ingresso della centrale del Suem e della Clinica Geriatrica. Soldi che invece dovranno esserci assegnati con una revisione del riparto». Va aggiunto che rispetto al 2011, quando poteva contare su un budget di circa 110 milioni di euro, l’Azienda ospedaliera ha ricevuto dalla giunta Zaia quasi 28 milioni in meno. Che senso ha tagliare le risorse e poi autorizzare un disavanzo più o meno della stessa entità? Mistero.
Passando all’Usl 16 — lo scorso primo gennaio ha compiuto 20 anni e resta la più grande del Veneto —, è stato approvato il «Piano triennale delle performance 2015/2017», che individua gli indirizzi generali e il raggiungimento degli obiettivi imposti al personale.«L’azienda si propone di continuare il cammino di miglioramento intrapreso — si legge in delibera — volto alla tutela della salute, alla valorizzazione delle persone e al rispetto della sostenibilità del sistema». Vediamo alcune delle voci che interessano la gente. Sul fronte della prevenzione la copertura vaccinale, nonostante non sia più obbligatoria, marcia su buone percentuali: 95% per difterite e tetano, epatite B e polio. Si può fare meglio invece per gli screening: 80% di adesione a quello mammografico, 60% al citologico e 65% al colon-retto. Sul versante ospedaliero, la mission è di mantenere o ridurre il tasso di ricovero sulle 135 degenze per mille abitanti (possibilmente evitando i letti in corridoio, che al Sant’Antonio sono più un must che una rarità), con il 15% in Day Hospital medico e il 20% in Riabilitazione. Limitazioni ai cesarei (costano e poi gli anestesisti sono pochi): 25% del totale per le Maternità con più di mille parti l’anno e 15% per le altre.
Quanto alla chirurgia, ogni sala operatoria va utilizzata 5 giorni a settimana per almeno mille interventi l’anno, mentre al Pronto soccorso il 90% degli accessi ci sta meno di 4 ore. E a proposito di tempi di attesa, vengono rispettati per il 90% delle prestazioni nelle classi A (entro 10 giorni) e B (30/60), e per il 100% nella C (180 giorni). Continua l’apertura degli ambulatori di sera, di sabato e domenica. Infine le prestazioni per abitante: l’obiettivo è di ridurre di almeno il 50% (siamo partiti da 14) l’attuale distanza dal parametro delle 4 pro capite stabilite dalla Regione.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 17 aprile 2015