Venti tonnellate di cibo conservato male: carne, pesce, spezie, frutta sciroppata, sottaceti e sughi vari. Tutta merce destinata ai ristoranti o alle rosticcerie del Veneto (ma anche di alcune zone della Lombardia e dell’Emilia Romagna) e che invece ha portato di fronte al giudice monocratico un 54enne di Este, titolare di una ditta di ingrosso alimentari del padovano finita nel mirino dei carabinieri e del servizio igiene dell’Usl 17 per la marea di prodotti alimentari stoccati, e vicini alla scadenza, se non proprio scaduti, nel magazzino della società.
L’accusa per il 54enne è di frode in commercio e violazione della legge sulla detenzione e conservazione del cibo. La storia inizia il 27 gennaio 2012 quando gli ispettori della polizia giudiziaria e i responsabili dell’Usl della Bassa Padovana, bussano alle porte del magazzino della ditta. Gli investigatori, spediti sotto la Rocca da una soffiata, chiedono di poter verificare le date di scadenza della merce stipata sugli scaffali e pronta a finire sul mercato. Dopo una mattinata dedicata a passare in rassegna ogni confezione, il bilancio della merce messa sotto sequestro parla da solo: barattoli di spezie, conserve di passate di pomodoro e di marmellate, frutta sciroppata. E ancora olive in salamoia, riso, peperoni delizia e sottaceti di vari tipi. Insalata russa, pesto alla genovese, fagioli in scatola, sorbetti, olio d’oliva, biscotti, polenta, grissini, frutta sciroppata, bibite, caffè e dolci vari. Tutto con le etichette della data di scadenza abrase e sostituite da altre, più consone agli affari e facili da piazzare a ristoranti e rosticcerie. Non solo, all’infinita lista si aggiungono chili e chili di carne e pesce conservati in cattivo stato. Le indagini successive ingigantiranno il giro portando alla luce un totale di venti tonnellate di cibo destinato al commercio e in procinto di scadere, se non già scaduto da anni. Una volta incrociati i dati le chiuse le indagini a suon di perizie sulla merce stoccata nel magazzino, la procura ottiene il processo per il 54enne titolare. Dal canto suo l’imprenditore, assistito dai penalisti Andrea Formenton e Maria Elisa Giarin, si è sempre difeso respingendo ogni accusa. Secondo la linea difensiva la ditta non avrebbe nulla a che vedere con la messa in vendita di cibo avariato, dal momento che il magazzino era stato affittato per quel periodo ad un’altra ditta di alimentari, ora fallita, che al suo interno aveva depositato l’intera partita di carne, pesce e preconfezionati da vendere ai ristoratori del circondario e non solo.
Dal Corriere del Veneto – 10 aprile 2015