La novità è che viene chiesto a ciascuno di metterci il nome. Quindi, quando firmi, come cittadino ti impegni ad «avere consapevolezza e cura della natura del cibo di cui ci nutriamo», ma anche a «consumare solo le quantità di cibo sufficienti al fabbisogno». Se invece sei un’impresa, dovrai «applicare le normative in materia ambientale e sociale», piuttosto che «investire nella ricerca promuovendo una maggiore condivisione dei risultati».
Le organizzazioni della società civile dovranno «far sentire la nostra voce a tutti i livelli decisionali, al fine di determinare progetti per un futuro più sostenibile» e la politica sarà attiva sul «formulare e implementare regole e norme giuridiche riguardanti il cibo e la sicurezza alimentare» .
Esempi, certo: perché la Carta Milano che sarà eredità di Expo è ancora in bozza. Una bozza che verrà presentata oggi e domani a Palazzo Vecchio di Firenze, secondo appuntamento di quel dibattito delle Idee che il 7 febbraio scorso all’Hangar Bicocca di Milano aveva dato il via al «modello partecipativo»: 42 tavoli di lavoro su tematiche precise, altrettanti report finali elaborati dal comitato scientifico che, su incarico di Expo e del governo, sta predisponendo questo documento.
Il ministro Maurizio Martina, delegato all’Expo, spiega che «il nostro obiettivo è trasformare i 20 milioni di visitatori dell’esposizione di Milano in ambasciatori del cibo». Gli argomenti affrontati nella Carta Milano sono i modelli economici e produttivi per uno sviluppo sostenibile in ambito economico e sociale; i diversi tipi di agricoltura rispettosi del sistema e delle biodiversità; il cibo come fonte di nutrizione e identità socio-culturale; le pratiche per ridurre e disuguaglianze.
Martina insiste: «Per la prima volta una esposizione universale si pone l’obiettivo di contribuire alla discussione che si farà alle Nazioni Unite, quando si dovranno definire gli obiettivi del Millennio ed è una scommessa per l’Italia, perché esalta anche l’ambizione del nostro Paese ad essere la patria del diritto al cibo».
Aggiunge Salvatore Veca, coordinatore del comitato scientifico al lavoro sulla Carta, che «stiamo preparando un documento di impegni di cittadinanza globale, perché la sottoscrizione è richiesta a persone di tutto il mondo ed è un’assunzione di responsabilità di fronte alle contraddizioni e ai paradossi del cibo che viene assunta da singoli, dalla società civile e dalle imprese. Questi soggetti si rivolgono però alle istituzioni a vari livelli, nazionali, transazionali e sovranazionali, perché a loro volta si impegnino su scelte che mitighino queste contraddizioni e facciano rispettare i diritti affermati».
Dal punto di vista operativo, sono stati consultati Fao e Unione europea, oltre che diversi centri di ricerca, fondazioni e università già impegnate su questo tema. In aprile la Carta di Milano approderà in Parlamento, per una discussione straordinaria; il 15 aprile se ne parlerà a Bruxelles e il 28 aprile il documento verrà ufficialmente presentato a Milano. Da maggio a ottobre, durante il semestre di Expo, potrà essere sottoscritto all’interno del sito espositivo o sul web. Il 16 ottobre, infine, la Carta verrà consegnata al segretario generale dell’Onu, Ban Ki moon.
La due giorni di Firenze, dopo i saluti istituzionali di Martina, del commissario del Padiglione Italia Diana Bracco e del commissario unico di Expo Giuseppe Sala, sarà caratterizzata dagli interventi di Emma Bonino sulla «potenza delle donne» e di Romano Prodi sulla «geopolitica del cibo» .
Saranno trasmessi un video del Premio Nobel Aung San Suu Kyi e un collegamento col sindaco di New York Bill De Blasio. L’incontro sarà concluso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: sarà lui ad inaugurare Expo il primo maggio prossimo. Fra 35 giorni .
Elisabetta Soglio – Il Corriere della Sera – 27 marzo 2015