«L’acquedotto porta nelle case dell’Ovest Vicentino acqua potabile e ben depurata. E qualora ci fosse una pur minima presenza di perfluori alchilici, verrebbe abbattuta dai filtri ai carboni attivi installati da tempo». A spiegarlo è Alberto Serafin, amministratore unico di Acque del Chiampo, a fronte delle continue chiamate di cittadini preoccupati per l’inquinamento da Pfas nei pozzi privati e in parte della falda.
La società arzignanese ha investito e lo sta ancora facendo, in particolare a Brendola e Lonigo dove i pozzi privati hanno registrato le maggiori concentrazioni di Pfas, facendo arrivare l’acqua dalle condotte pubbliche. Da giugno 2013, quando è scattato l’allerta, Acque del Chiampo ha prima dotato il proprio laboratorio della strumentazione necessaria per rilevare la presenza dei perfluori. E poi è intervenuta sugli impianti di filtrazione a carboni attivi al centro idrico Madonna dei Prati a Brendola e in via dell’Artigianato a Lonigo, realizzando anche alcuni nuovi allacciamenti e brevi estensioni delle reti. Adesso sono in corso altri due interventi, per una nuova condotta idrica in via Rossini a Brendola e far arrivare così l’acqua dal sistema di Montecchio. Spesa complessiva 1 milione 134mila euro. «Costi sostenute dalla società – precisa Serafin – con l’unico contributo di 400mila euro ottenuto dal Consiglio di Bacino. Ora però sono previste nuove opere di estensione della rete a favore di zone non servite a Brendola e Lonigo, per altri 540mila euro.
Attendiamo indicazioni dal Consiglio di Bacino per il finanziamento». Da settembre 2013 Acque del Chiampo ha analizzato 314 pozzi privati: 227 pozzi a Lonigo, 83 a Brendola e 4 a Montecchio. «Secondo i valori di concentrazione del Pfas fissati dal Ministero a gennaio 2014, l’Ulss 5 ha dichiarato non potabili alcuni di questi. Su 41 casi abbiamo già eseguiti gli allacciamenti all’acquedotto, per i 29 rimanenti, circa 90 utenze tra Brendola e Lonigo, dovremo estendere la rete». I sindaci del Consiglio di Bacino hanno intanto chiesto un incontro con la Miteni di Trissino. «Mi auguro – conclude Serafin – che anche la Miteni si sieda al tavolo, con responsabilità e senza isterismi».
Il Giornale di Vicenza – 22 marzo 2015