La secessione tosiana nella Lega, la corsa solitaria dell’Ncd, le faide che terremotano Forza Italia: «Se non vinciamo stavolta, meritiamo di essere sospesi dal campionato», scherza – ma non troppo – Claudio Sinigaglia, l’esperto di sanità e welfare del Pd. In effetti, tra i democrat l’euforia è palpabile.
Partita in sordina, scontando qualche gaffe che ha indotto il partito ad affiancarle Patrizio Donnini (il guru renziano della communication un po’ consigliere, un po’ tutor), Alessandra Moretti sta guadagnando terreno e sondaggi ufficiosi di fonte centrosinistra riducono il suo svantaggio rispetto a Luca Zaia, che solo qualche mese fa pareva irraggiungibile. «La maggioranza di centrodestra si è liquefatta e Zaia è ormai alle corde», commenta Lucio Tiozzo, il capogruppo in Regione «viceversa, intorno ad Alessandra c’è una coalizione salda, che saprà esprimere un programma e una squadra adeguati. Lo strappo di Flavio Tosi? Certo penalizza la Lega e forse sottrarrà qualche voto moderato anche a noi ma, soprattutto, incrina l’immagine di Zaia, che non è più l’esponente di uno schieramento compatto ma il superstite di una lotta fratricida. Chance di successo per noi? Massi, mi sbilancio: oltre il 50%».
Anche il consigliere Stefano Fracasso vede rosa: «Cinque anni fa abbiamo deciso il candidato all’ultimo momento e la nostra campagna, improvvisata e un po’ sgangherata, durata due mesi. Stavolta è successo ü contrario e il tour di Moretti in tutti i comuni veneti testimonia l’impegno e ü respiro del progetto. Sarebbe sciocco negare che le risse in campo avversario ci favoriscano ma non puntiamo a vincere sfruttando le disgrazie altrui: la nostra, finalmente, è una proposta credibile. I sondaggi? Nelle ultime tornate elettorali non ne hanno imbroccata una, io non faccio pronostici, però dico che il successo non è più un’utopia». A proposito di scisma nella Lega, Luca Zaia esclude rimpasti in Giunta dopo il passaggio all’armata tosiana degli assessori Maurizio Conte e Daniele Stivai: «Nessun contraccolpo, ho sempre distinto l’amministrazione dalla politica, abbiamo la responsabilità di dare risposte al popolo veneto e continuiamo a lavorare», fa sapere il governatore; tre dei suoi fedelissimi – Gianpiero Possamai, Stefa no Falconi e Nicola Finco – hanno dato vita al gruppo “Zaia Presidente”, prologo all’omonima civica; viceversa, il drappello tosiano Verso Nord (fondato una settimana fa da Diego Bottacin) è stato ribattezzato “Famiglia-Pensionati”. Alla proliferazione di gruppetti nell’assemblea (finalizzati alla presentazione di liste senza l’onere di raccogliere le firme) fa riscontro un’empasse senza precedenti nella discussione del bilancio: la quinta seduta, tra sospensioni e battibecchi, non è andata oltre l’approvazione di un articolo e l’esame di una trentina dei 180 emendamenti presentati. Il numero legale è mancato più volte – vistose le assenze forziste e leghiste – tanto che Tiozzo, pur garantendo la presenza del Pd in aula, ha richiamato al senso di responsabilità la maggioranza: «Basta, ponete fine a questa farsa».
Preoccupato l’assessore Roberto Ciambetti: «Di questo passo non è da escludere la proroga dell’esercizio provvisorio oltre il 30 aprile, trovo ragionevoli gli emendamenti avanzati dal partito democratico mentre quelli dell’Ncd farebbero lievitare la spesa di una cinquantina di milioni. Non possiamo consentirlo».
E tutto? Quasi. Ci sono i tormenti quotidiani di Forza Italia. Oggi avrebbe dovuto svolgersi una riunione congiunta di consiglieri e parlamentari azzurri per sancire l’alleanza con la Lega ma, in extremis, il coordinatore Marco Marin l’ha disdetta: «Siamo al caos, non sappiamo ancora nulla su contenuti e candidati, manca un governo del partito», punge il capogruppo azzurro Leonardo Padrin; seguace di Fitto, il padovano smentisce l’uscita da Fii ma avverte: «Continuerò a dare battaglia, alla faccia dei gattopardi».
di Filippo Tosatto – Il Mattino di Padova – 20 marzo 2015