Un nuovo esposto alla magistratura, il terzo in pochi mesi, sul caso-Pfas. A presentarlo in Procura a Vicenza saranno, oggi, alcuni rappresentanti del Movimento Cinque Stelle, capitanati dal candidato dei grillini alla presidenza del Veneto, Jacopo Berti, e dal senatore Enrico Cappelletti.
«Qui c’è in ballo la salute di 350mila veneti», dice Berti «per cui abbiamo ritenuto necessario chiedere alla magistratura di verificare una volta per tutte chi siano i responsabili della contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche delle acque che si trovano nelle falde nel Basso vicentino. Qualcuno sta trasformando quell’acqua, usata anche nel Veronese e nel Padovano, in veleno. Per questo è necessario che vengano accertate le responsabilità penali e morali di chi ha provocato l’inquinamento».
Nel mirino dei pentastellati c’è la contaminazione, scoperta quasi due anni fa, delle acque di falda e superficiali, di sostanze di origine chimic! a che vengono usate per impermeabilizzare carta, tessuti e stoviglie. Sostanze che, secondo le indagini compiute dall’Arpav, sarebbero state scaricate da un’azienda di Trissino, anche se sinora non sono state prese misure di contrasto o sanzionamento definitive. Tanto che, già alcuni mesi fa, Stefano Marzotto, sindaco di Pressana, Comune che come altri nel Basso veronese si è trovato a dover affrontare la vicenda dei Pfas, ha presentato una prima richiesta di indagini alla magistratura. Quindi, lo scorso autunno, sono state Legambiente ed altre associazioni ambientaliste a protocollare alle Procure di Vicenza e Verona un ampio e circostanziato esposto.
«Questa è la nostra terra dei fuochi», afferma Berti, «per cui, in parallelo con le azioni che il movimento sta portando avanti a Roma, ora chiediamo l’intervento dei giudici». D’altronde, in un recente incontro pubblico organizzato dalle forze ambientaliste a Cologna Veneta, il medico e responsabile scientifico d! i Legambiente, Edoardo Bai, aveva presentato uno studio basato! su dati raccolti dall’Enea che parla di una percentuale di morti legati a malattie collegabili ai Pfas che è più alta nei paesi nei quali ci sono acque contenenti queste sostanze in misura superiore ai unici limiti italiani. Parametri che però non solo legge e che sono stati dettati dall’Istituto superiore di sanità in assenza di provvedimenti normativi. Secondo Bai sarebbero necessarie ricerche più approfondite. Sempre su questo fronte, intanto, nel Vicentino sta per essere avviato uno studio da parte delle aziende sanitarie con prelievi di sangue a campione della popolazione esposta alla «contaminazione».
Una buona notizia è infine arrivata in questi giorni dagli uffici comunali di Cologna e Zimella. Funzionari ed amministratori affermano infatti che dalle analisi compiute in alcuni pozzi privati che pescano dalla falda non risulta una quantità preoccupante di Pfas. Una situazione che farebbe il paio con quella verificata a Pressana. Oggetto di prossime ana! lisi sarà invece l’eventuale presenza di sostanze perfluoro-alchiliche nei prodotti agricoli irrigati con le acque del territorio. Quelle acque che qualche sindaco del Padovano vorrebbe fossero sottoposte a maggiori controlli.
L’Arena – Luca Fiorin – 18 marzo 2015