I grandi carnivori in Europa non rischiano più l’estinzione. Stando a una nuova ricerca dell’Unione europea, infatti, lupi, orsi, linci e ghiottoni sono in aumento nel Vecchio Continente. I grandi carnivori hanno bisogno di vaste aree di territorio e quindi la loro conservazione deve essere pianificata e coordinato su una vasta scala internazionale.
Per questo il risultato ottenuto rappresenta una vittoria europea e alla sfida di politiche comuni grazie alle quali oggi almeno un esemplare di queste specie è presente in quasi ogni Paese Ue.
Tra le specie più difficili da preservare, anche a causa dell’atavica ostilità umana nei confronti di animali percepiti come minaccia, i grandi carnivori all’inizio del XX secolo erano stati sterminati da gran parte dell’Europa. Oggi, stando ai dati raccolti dai ricercatori sul numero e la distribuzione dell’orso bruno (Ursus arctos ), la lince eurasiatica (Lynx lynx), i lupi grigi (Canis lupus) e i ghiottoni (Gulo gulo) in tutti i Paesi europei (a eccezione di Bielorussia, Russia, Ucraina e Paesi molto piccoli come Andorra) risulta che queste quattro specie occupano complessivamente 1.529.800 Km quadrati, ovvero un terzo del continente europeo. La maggior parte si sta riprendendo dai livelli storicamente bassi registrati tra il 1950 e il 1970 e nessun gruppo è in declino.
Gli orsi bruni sono presenti in 22 Paesi. Ci sono dieci distinti gruppi per un totale di 17.000 esemplari. Tutti i gruppi sono relativamente stabili o leggermente in espansione, ma alcuni rimangono criticamente piccoli. Solo 45-50 orsi, per esempio, vivono nelle Alpi a fronte di 7.200 nei Carpazi.
I lupi sono presenti in 28 Paesi. Ci sono circa 12.000 esemplari, in dieci gruppi, la maggior parte dei quali sono in aumento in termini di dimensioni, anche se in Spagna la popolazione è ormai sull’orlo dell’estinzione con appena 6 esemplari registrati nel 2012. Le linci vivono in 23 Paesi, con 9.000 esemplari. Dieci degli undici gruppi sono stabili, ma il gruppo dei Balcani è in diminuzione. I ghiottoni vivono solo in Finlandia, Norvegia e Svezia, in due gruppi in crescita per un totale di circa 1.250 esemplari. Dimostrazione, secondo i ricercatori, che gli esseri umani e i predatori selvatici possono vivere uno accanto all’altro.
Tutti questi animali si trovano infatti in aree dominate dall’uomo e al di fuori delle aree protette. Ciò contrasta con quello che avviene in altre zone del mondo come il Nord America e l’Africa del Sud dove per la conservazione è usato il ‘modello di separazione’ tra grandi carnivori e uomo. I predatori vengono infatti ‘confinati’ in aree lontane e protette spesso recintate e invalicabili per l’essere umano. Tale approccio non sarebbe possibile in Europa, dove le aree protette sono troppo piccole per ospitare popolazioni vitali. Tuttavia, questo studio dimostra che il modello della coesistenza ha funzionato su scala continentale e che queste specie si sono adattate alla vita accanto all’uomo.
Inoltre, i ricercatori sottolineano l’importanza di una legislazione pan-europea che ha protetto i grandi carnivori, in particolare la Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea Direttiva Habitat.
17 marzo 2015