Disco verde della Camera ai singoli articoli del decreto legge sulle Popolari, che in realtà contiene anche le nuove regole sulla portabilità dei conti correnti, sulla Sace e sulle start up innovative. Oggi in mattinata è programmato il voto finale sul decreto legge, che poi passerà al Senato.
Poche le modifiche apportate al testo varato in commissione e nessuna al famigerato articolo 1 del decreto, quello sulla trasformazione in spa delle popolari con attivi superiori agli otto miliardi. La Camera ha approvato il testo varato in commissione, che mette un tetto temporaneo (24 mesi) al 5% ai diritti di voto negli istituti appena trasformati in società per azioni e bocciato tutti gli altri emendamenti presentati in Aula. L’altro punto forte del decreto, che impatta direttamente sulla vita dei consumatori, è la portabilità del conto corrente. La Camera ha votato all’unanimità il nuovo testo, ora in sintonia con quanto previsto dalla Direttiva comunitaria del 23 luglio scorso. Ebbene, d’ora in poi cambiare banca e trasferire il conto (comprensivo di tutti gli annessi, dagli ordini permanenti di bonifico, agli addebiti diretti ricorrenti) sarà interamente gratuito e il processo dovrà avvenire al massimo entro «dodici giorni lavorativi dalla ricezione dell’autorizzazione del consumatore».
Non solo: chi sbaglia – nelle banche – paga: al consumatore andrà un indennizzo (da stabilire con i decreti attuativi) in caso di inadempienza, mentre per i dirigenti e i dipendenti delle banche scatteranno multe comprese tra 5 mila a 64 mila euro. Banche e intermediari finanziari avranno tre mesi di tempo per adeguarsi alle nuove norme.
«Sono soddisfatto – spiega Marco Causi, relatore alla Camera del provvedimento – abbiamo un intervento sulle Popolari che si aspettava da tanti anni e sulla portabilità dei conti di pagamento abbiamo recepito interamente la direttiva comunitaria e abbiamo inserito elementi aggiuntivi migliorativi». In particolare, la portabilità è stata estesa ai dossier titoli, è stato previsto un indennizzo in caso di mancato rispetto delle regole e sono stati ampliati i parametri di trasparenza informativa.
Dopo il voto di stamane si passerà al Senato. La contrarietà alle norme sulle popolari non è certo scomparsa: ieri in un’audizione a Palazzo Madama, Assopopolari è tornata a parlare di «evidenti elementi di incostituzionalità ». E il Movimento 5 Stelle chiede un’indagine conoscitiva che, ha detto Alessio Villarosa, verrà sottoscritta anche da FI, Lega, Sel e dalla minoranza Pd, come ha confermato in serata Stefano Fassina. Sempre in tema di popolari, ieri il finanziere Davide Serra è stato sentito in audizione dalla Consob, che ha acceso un faro sull’andamento dei prezzi delle popolari quotate.
Ma c’è un altro pezzo di sistema bancario in movimento, quello delle Bcc. Oggi si terrà il consiglio di Federcasse, l’associazione di categoria, per varare il progetto di autoriforma. Secondo gli umori della vigilia, tuttavia, l’ok definitivo potrebbe slittare, perché le varie anime delle 380 Bcc non hanno ancora trovato unanimità di intenti.
Repubblica – 12 marzo 2015