Showdown, è finita: Salvini caccia Tosi dalla Lega. Lo fa da Strasburgo, in tarda serata, parlando di scelta inevitabile, dal momento che il sindaco di Verona, e segretario della Liga veneta, non si schioda dai suoi no agli ultimatum e alle condizioni poste di via Bellerio per la sua permanenza nel partito.
Su tutte: accettare il commissario che gli han messo in Veneto, esautorandolo dal potere di decidere sulle alleanze e sulle liste elettorali per la Regione; scegliere tra la Lega e la sua fondazione. Tosi lo ha ripetuto ieri sera a Otto e mezzo, ospite di Lilli Gruber: condizioni inaccettabili, il massimo che il sindaco è disposto a concedere è un passo indietro sulla presentazione della lista che porta il suo nome alle regionali di maggio. E a quel punto il segretario federale rompe gli indugi, e con sette ore di ritardo rispetto all’ultimatum (scadeva ieri alle 14) decide che è arrivato il momento di rompere.
Perché quel che dice il sindaco in tv non gli basta, e in questa partita a scacchi lo sapeva pure Tosi che non sarebbe bastato. «Prendo atto, Flavio lavora a un altro partito ed è fuori», dice gelido Matteo Salvini da un albergo di Strasburgo, prima di dettare alle agenzie una lunga dichiarazione: «Dispiace che da settimane Tosi abbia scelto di mettere in difficoltà la Lega e il governatore di una delle Regioni più efficienti d’Europa; ho provato mediazioni di ogni tipo, ricevendo purtroppo solo dei no, quindi sono costretto a prendere atto della sua decadenza da militante e da segretario della Liga veneta; se insisterà nel volersi candidare contro Zaia, magari insieme ad Alfano e Passera, per aiutare la sinistra, penso che ben pochi lo seguiranno ». Insomma: «Non si può lavo- rare per un partito alternativo alla Lega, non si possono alimentare beghe, correnti, fazioni». E le liste della Lega per le regionali in Veneto? «Ovviamente – si arrampica Salvini – saranno fatte solo dai veneti, dal commissario Giampaolo Dozzo e da tutti i segretari del territorio». E Zaia: «Buona notizia, sono finite le beghe, adesso si volta pagina». La replica di Tosi non si fa attendere: «Salvini mente sapendo di mentire. Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior politica. Un Caino che si traveste da Abele». A tarda ora interviene la Fondazione di Tosi: «C’era un disegno: quello di cacciarci dalla Lega. La strada maestra ora è la candidatura di Flavio Tosi alle Regionali».
Esito scontato, anche se fino a ieri sera i due contendenti si ostinavano in uno stand by che ormai aveva assunto i contorni della farsa. Salvini non buttava ancora fuori Tosi, nonostante gli ultimatum prorogati di giorno in giorno. E il sindaco ribelle, già con un piede fuori dalla Lega, si barcamenava, comodamente seduto in posizione attendista. Nessun annuncio esplicito di strappo, neppure ieri sera nel salotto tv della Gruber: «Salvo imprevisti, sono ancora nel partito».
E la candidatura a governatore? Tosi lo ha deciso da tempo, di scendere in campo contro Zaia, ma ieri sera in tv ha declassato il tutto a una possibilità, se pure non remota. I pontieri (o «pompieri », come dice Tosi), erano ancora al lavoro. Il sindaco ha parlato con Giancarlo Giorgetti, ascoltatissimo consigliere di Salvini, ed è a lui che ha fatto pervenire la sue proposte, con un’unica concessione: la lista con il suo nome, a sostegno di Zaia, può non essere presentata. Punto, su tutto il resto il ribelle ha fatto muro. In particolare sulla Fondazione, «figuriamoci se ci rinuncio, hanno tirato fuori la storia dell’incompatibilità solo adesso che ci sono le regionali». Un’altra cosa, però, ha detto Tosi ai fedelissimi, prima di entrare negli studi de La7: «Non annuncerò che mi candido di sicuro, se avessero già detto che sono decaduto dalla Lega lo farei stasera». Ma poi da Strasburgo è arrivato il benservito di Salvini. Annuncio rimandato: quasi sicuramente a oggi.
Repubblica – 11 marzo 2015