Dodici segnalazioni, di cui solo due risultate positive. È il bilancio dell’attività di monitoraggio svolta nel 2014 dal Dipartimento veterinario dell’Ulss 20 contro il fenomeno dei bocconi avvelenati. «Rispetto al recente passato i casi certi di avvelenamento sono diminuiti», spiega il dottor Fabrizio Cestaro, «e sono concentrati in alcune zone».
Anche l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha recentemente diffuso i dati relativi all’attività svolta tra il 201 le il 2013. Nel triennio analizzato i casi sospetti sono stati 1.300, di cui circa il 40% risultati positivi alle analisi tossicologiche. Le sostanze più usate per la preparazione di esche sono i rodenticidi anticoagulanti che, insieme a metaldeide e carbarnmati, costituiscono il 75% delle sostanze usate. Le specie più colpite sono il cane e il gatto, mentre il 10% dei casi coinvolge volpi e volatili. Un problema reale, insomma, che ha indotto il ministero della Salute a prorogare l’ordinanza sulle «Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati». L’ordinanza prevede l’obbligo da parte dei servizi veterinari di avviare le indagini di laboratorio mentre ai Comuni è demandato il compito di circoscrivere e bonificare le aree e di procedere alle indagini del caso. Per gli esperti non si deve creare allarmismo sulle esche killer –
L’Arena – 10 marzo 2015