La lavanderia costa il triplo: poco più di tre milioni in confronto al milione di euro di «benchmark», ovvero il parametro di riferimento della Regione Veneto. E se questo è il caso più clamoroso, non che per le altre voci vada tanto meglio: per le pulizie si pagano 5,5 milioni invece di 2,5, per la ristorazione di personale e degenti 4,2 milioni invece di 2,9. In tutto sono quasi 13 milioni al posto di 6 e mezzo, cioè il doppio.
Quanto a Radiologia e Neuroradiologia, anche qui il dato è di quelli da strabuzzare gli occhi: se negli altri ospedali hub della regione (Padova, Treviso, Vicenza, Verona Borgo Trento) i costi al netto del personale sono meno della metà del valore della produzione (cioè dell’attività quantificata secondo il tariffario), all’Angelo questi sono superiori, intorno al 110 per cento. Il che significa che l’Usl 12 «stra-paga» i servizi tecnico-amministrativi, in particolare la refertazione, che sono anche qui quasi il triplo. E non esente da contestazioni è anche l’informatica.
I dati sono stati forniti dagli uffici della Regione Veneto all’azienda guidata da Giuseppe Dal Ben (nella foto ) nelle ultime settimane e hanno già prodotto un primo risultato: da alcuni giorni il dg, con tre delibere-fotocopia, ha dato l’ordine ai suoi uffici di «auto-ridurre» i pagamenti delle fatture sulla base di questi parametri. Per cui d’ora in avanti l’Usl 12 pagherà solo il 33 per cento di quanto fatturato dalla «Veneta sanitaria finanza di progetto» (Vsfp), la società che gestisce i servizi dell’Angelo, per la lavanderia, il 47 per cento delle pulizie, il 68 per cento della ristorazione dei dipendenti e poco più, il 70, per quella dei pazienti, mentre sulla Radiologia il nuovo parametro sarà il 42,2 per cento del valore della produzione: tanto più che viene osservato come, data 100 la tariffa del 2003, oggi siamo arrivati a quota 125 con gli aumenti dell’inflazione, mentre nelle altre Usl il parametro è salito solo a 108, il 17 per cento in meno. Tutto questo – scrive Dal Ben nelle delibere – perché tali corrispettivi hanno un «valore tale da non apparire idoneo a configurare un pregiudizio erariale». Una decisione che rischia di affossare ancor più i rapporti tra ente pubblico e privati, con i quali Dal Ben aveva inizialmente tentato un approccio «soft». Ora invece è guerra aperta e infatti le due parti si stanno già sfidando in un acceso arbitrato, dove la Vsfp chiede un risarcimento danni stratosferico: oltre 33 milioni di euro. Il contratto tra le parti prevede infatti la clausola arbitrale, per evitare di arrivare di fronte al giudice ordinario.
L’azione di Dal Ben nasce non solo dal mandato che gli ha conferito il governatore Luca Zaia, quello di mettere in ordine i conti di Venezia dopo la gestione dell’«uomo dei project » Antonio Padoan, ma anche dalle indagini della procura della Corte dei Conti. Così già a marzo del 2013 il dg aveva creato un gruppo di lavoro, che a maggio aveva evidenziato le prime contestazioni. Il 20 ottobre scorso c’è poi stato un incontro con la Vsfp e le banche finanziatrici, in cui l’Usl 12 ha messo sul tavolo delle richieste «pesanti»: più trasparenza nei dati sul canone di disponibilità (i 16 milioni dei «muri»), il taglio dal contratto del laboratorio analisi, della radiologia, della neuroradiologia e dell’informatica, la definizione del canone dei servizi sulla base dei parametri di mercato di cui sopra, un «benchmark test» ogni tre anni e la «restituzione all’azienda Usl e alla comunità dell’extra-marginalità maturata». Richieste che i privati avevano rispedito al mittente, forti del contratto firmato con Padoan nell’ormai lontano 2002. Entrambe le parti, a richiesta, hanno opposto un secco «no comment» sulla vicenda.
Alberto Zorzi – Il Corriere del Veneto – 10 marzo 2015