Se avete pensato che l’aumento dello 0,3% riconosciuto in via provvisoria alle pensioni nel 2015 sia poca cosa, sappiate che quello definitivo sarà dello 0,2% e quindi all’inizio del 2016 si dovrà restituire all’Inps un euro ogni mille incassati quest’anno.
Ciò dipende dal fatto che le pensioni sono legate all’andamento dell’economia. Gli assegni già in pagamento si rivalutano di anno in anno in base all’andamento dell’inflazione, così in un periodo di crescita dei prezzi prossima allo zero gli importi di anno in anno restano pressoché invariati.
A complicare le cose, però, si aggiunge un complesso meccanismo che prevede una prima rivalutazione provvisoria che in realtà si applica per tutto l’anno e poi la rivalutazione definitiva che si fa a posteriori, con i conguagli. Così diventa veramente difficile capire quanto si sta effettivamente incassando perché parte di quello percepito oggi potrebbe dover essere restituito domani. Peraltro il conguaglio finale risulta sgradito di questi tempi perché con l’economia in frenata già da due anni risulta negativo. In passato, invece, accadeva che l’inflazione definitiva fosse più alta di quella provvisoria e quindi alla fine i pensionati si ritrovavano con qualche euro in più, non in meno.
Con la circolare 1 del 9 gennaio l’istituto di previdenza ha comunicato il valore provvisorio dell’aumento per il 2015 delle pensioni legato all’inflazione. Il 23 gennaio, con la circolare 11, nel fissare i valori che servono per calcolare i contributi da versare ha invece già utilizzato il valore definitivo della rivalutazione, che non è dello 0,3 ma dello 0,2 per cento. Differenze minime, certo, ma viene da chiedersi se era possibile evitare di utilizzare valori differenti a pochi giorni di distanza, evitando così il conguaglio negativo che colpirà i pensionati all’inizio dell’anno prossimo.
La ragione di questo balletto di cifre nell’arco di pochi giorni viene spiegata dall’Inps. Per consentire il corretto pagamento degli assegni dal 1° gennaio, le procedure di rinnovo delle pensioni vengono effettuate a novembre, quando però è disponibile solo il tasso provvisorio di rivalutazione, calcolato a novembre sui primi dieci mesi dell’anno, in questo caso il 2014. Su questo valore (lo 0,3% utilizzato nella circolare 1) sono stati determinati gli importi provvisori degli assegni per il 2015. L’eventuale conguaglio viene effettuato all’inizio dell’anno seguente, il 2016.
Però la percentuale definitiva dell’inflazione viene calcolata dall’Istat di norma entro i primi 20 giorni di ogni anno. Accade così che a inizio gennaio vanno in pagamento gli importi delle pensioni con un valore provvisorio che resterà tale per tutto l’anno, anche se solo pochi giorni dopo si conosce quello definitivo.
Utilizzando quest’ultimo si eviterebbero i conguagli, in positivo o in negativo, l’anno successivo. Cosa che in effetti l’Inps fa sul fronte dei contributi da versare, tanto che la circolare 11 ha preso lo 0,2% quale valore di riferimento. Questo – spiega l’istituto di previdenza – per evitare operazioni di conguaglio finale che sarebbero complesse e comunque con oneri operativi a carico dei contribuenti. Così ogni anno gli importi delle pensioni sono provvisori, mentre quelli dei contributi sono definitivi. L’Inps preferisce pagare subito un importo provvisorio e correggerlo l’anno successivo piuttosto che ritardare l’adeguamento dell’importo degli assegni al momento in cui si ha il valore definitivo dell’inflazione.
Il Sole 24 Ore – 10 febbraio 2015