Un’altra lenzuolata di liberalizzazioni. È pronta, ma non riesce a vedere la luce. Anzi, perde pezzi in corso d’opera. Al punto che oggi con ogni probabilità, in Consiglio dei ministri, entreranno le norme su banche e trasferimento dei conti corrente, stralciate, così come anticipato dal premier Renzi. Ma non le altre. Troppi i malumori nelle retrovie. Già forti le pressioni di lobby e gruppi di interesse.
E dunque assai rischioso mettersi contro pezzi di Paese in settimane cruciali per le riforme istituzionali, l’elezione del presidente della Repubblica, la tenuta della maggioranza. Così per ora il testo è nei cassetti del ministero dello Sviluppo economico e di Palazzo Chigi. Ma una sua copia, in bozza, comincia a circolare anche tra gli addetti ai lavori sin qui all’oscuro. Non tutti contenti.
Assicurazioni, benzina, edicole, energia, farmacie, trasporti locali, porti e aeroporti, poste, avvocati e notai. Questi i settori (oltre alle banche) nel mirino dell’ambizioso disegno di legge sulla Concorrenza, che punta a rompere monopoli, liberalizzare i mercati dei servizi, aumentarne l’efficienza riducendo i costi. Punti e settori nevralgici, in grado di costringere due governi – Monti e Letta – a vistose retromarce. Renzi riuscirà laddove altri hanno fallito? Non pare a giudicare dalle premesse. Il testo non è ancora ufficiale e già viene smentito. Il sottosegretario allo Sviluppo Simona Vicari (in quota Ncd), ad esempio, in un’intervista alla testata Farmacista33 ha rassicurato la categoria, qualche giorno fa, che «non è auspicabile intervenire ancora sulle farmacie », dopo Monti nel 2012. E dunque no all’apertura di nuove farmacie e alla possibilità delle parafarmacie di vendere farmaci di fascia C. Eppure le norme sono lì, nel ddl Guidi. «Altri interventi mi sembrano più urgenti», prosegue però la Vicari. «Come l’RcAuto e la riforma dei trasporti». L’RcAuto soprattutto. Riforma a lei cara, respinta però con perdite dalla commissione Giustizia della Camera nel 2013, al punto che il premier Letta fu costretto a stralciarla dal decreto Destinazione Italia per il coro infinito di proteste che la bollavano come scritta dalle assicurazioni. Eccola qui, pari pari nel ddl Guidi: sconti a chi mette la scatola nera e a chi rinuncia a scegliersi il carrozziere per le riparazioni, accettando quello imposto dalle compagnie, identificazione dei veicoli non assicurati mediante tutor e soprattutto mandato al governo (scavalcando il Parlamento) di riscrivere le tabelle per i risarcimenti ai maxi lesionati, per abbassarli, sussurrano i maligni.
E ancora. Mercato dell’energia totalmente aperto, dunque uscita progressiva dal “regime di maggior tutela”, quello in cui le tariffe sono fissate ogni trimestre dall’Authority (ma rischio di bollette più salate). Apertura di nuove pompe di benzina ed edicole senza vincoli. Possibilità di vendere giornali anche in bar, supermercati, librerie, benzinai. Privati nel trasporto locale, in concorrenza con il pubblico. Affidamento delle aree commerciali degli aeroporti mediante gare d’appalto. Stop alla proroga delle concessioni in essere dei porti. Più posti da notaio, in rappresentanza di «una popolazione inferiore a 7 mila abitanti» e non come ora con «almeno 7 mila abitanti » e possibilità di farsi pubblicità. Abrogazione dei parametri per il compenso degli avvocati, pubblicità consentita, obbligo di preventivo anche se non richiesto, liberalizzazione della consulenza stragiudiziale. Eliminazione dei vincoli per il cambio di operatore telefonico, televisivo e di servizi Internet. Adozione della direttiva europea 92 del 2014 che consente di trasferire i conti corrente gratis e in due giorni da quando l’utente autorizza la nuova banca. Il ddl introduce sanzioni per gli istituti di credito inadempienti, proporzionali al ritardo e alla giacenza. Sconti sui libri anche sopra al 15%. Introduzione del débat public alla francese, una sorta di consultazione popolare prima dell’avvio di opere infrastrutturali, per ora energetiche. Misure “per incrementare la libertà d’accesso dei privati all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate con il sistema sanitario”.
Insomma, una tela di Penelope. Ispirata alla relazione annuale dell’Antitrust, firmata da Pitruzzella nel luglio scorso, così assicurava il ministro Guidi alla fine di novembre: «Siamo praticamente pronti». Da allora sono passati due mesi e molti altri, lobby e interessi dei partiti permettendo, ne trascorreranno.
Repubblica – 20 gennaio 2015