Massacrato perché voleva accarezzare un cane. Colpito a morte da un ragazzo di 22 anni, proprietario di un dogo argentino bianco, Ramon, davanti agli occhi di altri sei giovani che non hanno fatto nulla per difenderlo e, anzi, sono scappati via, senza chiamare l’ambulanza.
E che dopo quell’omicidio, il 15 ottobre a Cusano Milanino, si sono ritrovati a Cormano, alla periferia di Milano, per concordare una versione poi riproposta per tre mesi ai carabinieri: dicevano che loro quell’Ioan Popa, senzatetto romeno di 52 anni, non lo avevano mai incontrato, che doveva essere arrivato dopo che se n’erano già andati.
Non era così. Ieri si è risolto un giallo lungo tre mesi: la sera del 15 ottobre, i sette ragazzi sostavano davanti al bar per le ultime chiacchiere e sigarette. Popa, di passaggio in bicicletta, si era fermato perché aveva visto il cane di uno del gruppo, Rocco Rendina, e voleva accarezzarlo. Con Rendina, l’uomo aveva discusso sulla presunta pericolosità dell’animale, e il ragazzo lo aveva allontanato: «Non lo toccare, può essere pericoloso». Il senzatetto, che era piuttosto alticcio, aveva insistito sostenendo di avere familiarità con gli animali perché un suo parente in Romania aveva un allevamento di cani. Ma Rendina si era accanito sfogando la sua rabbia su di lui. Una rabbia che lui stesso raccontava nei post su Facebook, dove si faceva chiamare “Bellavita”: tutto passione per moto da strada, per la mamma, la finizzante, danzata e il cane Ramon, sempre presente, anche sulle piste da sci di Cervinia. Il 13 gennaio Rendina scriveva: «Ogni tanto sapere che cosa si vede dal di fuori della tua vita ti aiuta a non vivere in una campana di vetro ». Tre mesi prima aveva attaccato lo sconosciuto forse con un bastone, dato che le lesioni alla testa e al volto di Popa (trauma cranico, edema cerebrale e rottura delle ossa del massiccio facciale) non sono compatibili con calci e pugni. Popa, da anni in Italia, viveva grazie a lavoretti saltuari e girava in bicicletta tra Milano e l’hinterland facendosi ospitare, qualche volta, a casa di conoscenti suoi connazionali.
Quando è stato trovato ago- insanguinato e con il volto massacrato dal gestore del pub Blue Ship – che ha chiamato l’ambulanza alle 2.30 di notte, dopo essere rientrato nel locale per prendere una bottiglia da portare a casa – sembrava che Popa potesse essere stato investito da una macchina. A causa delle gravissime lesioni è morto dieci ore dopo, in ospedale.
I carabinieri di Sesto San Giovanni si sono scontrati per tre mesi «contro il muro di omertà dei sette ragazzi», tra i 18 e i 22 anni, studenti incensurati, «appartenenti a famiglie normali», finché la tragica verità è emersa con la confessione di una giovane del gruppo che aveva assistito alla discussione tra Rendina e il romeno e al pestaggio: un’amica dell’omicida individuata come «l’anello debole» dagli uomini del capitano Salvatore Pignatelli. È stata lei a portare gli inquirenti, coordinati dal pm monzese Flaminio Forieri, alla successiva confessione del responsabile dell’omicidio, preso in casa giovedì, a Milano in zona Comasina, e portato in carcere con l’accusa di omicidio volontario mentre la posizione della sua fidanzata (presente quella sera) e degli altri cinque amici è tuttora al vaglio della magistratura. I giovani rischiano le accuse di concorso in omicidio e favoreggiamento.
Repubblica – 17 gennaio 2015