Il 54% dei sacchetti della spesa non sono a norma. Almeno proiettando a livello nazionale i test a campione svolti in 5 regioni. Su 37 sacchetti per la spesa prelevati presso diversi punti vendita della Grande distribuzione organizzata in sette regioni, ben 20 (il 54%), sono risultati «non conformi alla legge» che ha messo al bando gli shopper non compostabili.
La campagna di monitoraggio organizzata da Legambiente, effettuata tra la fine di novembre 2014 e le vacanze natalizie per valutare il rispetto della legge, ormai in vigore da anni, fa emergere una realtà ben differente. In teoria l’Italia avrebbe messo al bando i sacchetti di plastica non riciclabile 3 anni fa. In pratica le buste illegali continuano ad essere ancora molto diffuse. Sono 5 le regioni dove sono stati prelevati i sacchetti non conformi alla legge: Campania (7 sacchetti), Basilicata (6), Puglia (3), Calabria (3) e Lazio (1). I sacchetti prelevati in Lombardia e Veneto invece sono risultati regolari. A livello provinciale la situazione evidenzia l’illegalità a Potenza (6 sacchetti fuori legge), Avellino, Bari e Napoli (3), Vibo Valentia (2), Benevento, Catanzaro e Roma (1). «Siamo di fronte ad un diffusa situazione di illegalità nel settore delle buste per l’asporto
Spesa con i sacchetti biodegradabili delle merci, e questo è evidente nonostante abbiamo evitato di fare verifiche sui tanti piccoli negozi commerciali e sui mercati rionali, dove la situazione è visibilmente ancor più grave, anche a causa di una azione capillare da parte di alcuni distributori che vendono, anche online, sacchetti palesemente fuori legge», spiega il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani.
Il bando sui sacchetti di plastica è in vigore da anni, la norma è molto chiara e le multe previste dallo scorso mese di agosto sono salate.
I sacchetti monouso biodegradabili e compostabili conformi alla legge, che possono essere tranquillamente utilizzati anche per la raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti, devono avere la scritta “biodegradabile e compostabile” e riportare la citazione dello standard europeo “Uni En 13432:2002”. Così come il marchio di un ente certificatore che tutela il consumatore come soggetto terzo (Cic, Vincotte e Din Certco). Tutti i sacchetti che non riportano queste specifiche danno un’informazione sbagliata e non sono conformi alla legge. Il problema, forse, è che dopo il clamore iniziale nessuno ha più controllato l’effettiva adozione dei sacchetti riciclabili per la spesa.
Libero – 16 gennaio 2014