Lodovico Poletto. Dodici ore in corsia? «Indiscutibilmente troppe» puntano il dito i sindacati di categoria che, dopo il caso di Pier Angelo Bozzetto, il capoturno del pronto soccorso del Martini, colpito da emorragia cerebrale al termine di un maxi turno in Dea, parlano apertamente di «stato critico della sanità locale». E sono troppe anche per la magistratura che ha già ordinato una raffica di accertamenti.
L’indagine di Guariniello
E così, ieri mattina, mentre Bozzetto entrava in sala operatoria per eliminare l’edema che si era formato attorno all’ematoma, gli ispettori del pm Raffaele Guariniello iniziavano gli accertamenti. Alle Molinette, reparto di neurochirurgia universitaria del professor Alessandro Ducati, sono state acquisiste le cartelle cliniche del caporeparto. Altri accertamenti sono stati compiuti al Martini da parte dell’Asl 5 che, su delega di Guariniello, deve adesso valutare i carichi di lavoro. «Perché al di là del caso specifico – spiega il magistrato – occorre prestare grande attenzione a certi ritmi di lavoro. Che possono determinare situazioni di stress molto forte. Il tema dei carichi di lavoro è un argomento di cui si è occupata e si occupa la giurisprudenza: ecco è questo ciò che dobbiamo approfondire».
Il «nesso causale»
Certo è difficile – se non addirittura impossibile – stabile un nesso di causa tra la fatica da lavoro e la malattia del caporeparto, ma sta di fatto che negli ospedali , e specialmente nei pronto soccorso, la situazione è complicata. Le denunce dei sindacati del Martini (Sartori, Cgil: «lavoriamo sempre ai minimi di sciopero, Cioè con una quantità di personale che è considerata il minimo indispensabile per garantire il servizio nei giorni di agitazione. E questo perché il blocco del turn-over, le mancate assunzioni, e una politica assai discutile hanno impoverito gli organici riducendoli all’osso») sono adesso argomento di dibattito anche in sede politica. Ma più di tutto fa impressione quella frase pronunciata all’indomani del caso Bozzetto: «Non è l’unico che è stato male. Ci sono altri infermieri con stent, o colpiti da infarto: è un bollettino di guerra che coinvolge tutti gli ospedali torinesi».
In coda al Martini
Ma il caso Martini resta emblematico. Il maxi afflusso di pazienti degli ultimi giorni è considerato anomalo sotto ogni profilo. «Perché il periodo influenzale non è ancora arrivato. E trovare una spiegazione del perché in questi ultimi gironi ci sia stata così tanta folla è quasi impossibile» dicono ancora le Rus. Che denunciano: «Noi raccogliamo malati provenienti anche da Collegno e Grugliasco. Siamo un ospedale piccolo, ma con un pronto soccorso che risponde a migliaia di chiamate».
Pier Angelo è grave
E mentre si affanna la politica, mentre la magistratura indaga e i sindacati puntano il dito, Pier Angelo Bozzetto resta su un lettino in terapia intensiva. L’équipe del professor Alessandro Ducati, ieri mattina, ha optato per un intervento chirurgico dopo che le sue condizioni, nella notte, erano peggiorate a causa dell’edema. Non c’erano altre possibilità per spianargli strada verso una guarigione completa. L’intervento è tecnicamente riuscito. Adesso, dicono gli amici e colleghi dell’infermiere: «Non ci resta che sperare».
La Stampa – 12 gennaio 2015