Risparmio in crescita. Aumentata la propensione al risparmio delle famiglie: nel terzo trimestre 2014 è in crescita dell’1,6% su quello precedente. Il rapporto deficit-pil in leggera salita (soprattutto se si consideranoidaticumulati) eunaumento del potere d’acquisto delle famiglie che però, per via della crisi, appaiono più propense al risparmio che al consumo. È quanto si ricava dalle cifre del conto economico trimestrale delle amministrazioni pubbliche diffuso ieri dall’Istat.
L’indebitamento in rapporto al Pil nei tre mesi compresi fra luglio e settembre 2014 è stato pari al 3,5%, superiore di 0,2 punti rispetto al corrispondente periodo del 2013.
Nei primi tre trimestri dell’anno, inoltre, l’indebitamento è stato del 3,7% del prodotto, con un aumento di 0,3 punti rispetto all’anno prima. Dunque per chiudere al 3% del Pil serve un netto miglioramento nell’ultimo scorcio del 2014: «L’ultima parte dell’anno fa registrare storicamente un dato più basso», ha sottolineato in una nota il ministero dell’Economia.
Sempre considerando i primi tre trimestri del 2014, le uscite totali sono state pari al 48,7% del pil un rapporto invariato rispetto al 2013 mentre le entrate totali si sono ridotte in termini tendenziali dello 0,7% , con un’incidenza sul Pil del 45% (erano il 45,3% nello stesso periodo del 2013). La pressione fiscale relativa ai primi tre trimestri dell’anno risulta pari al 40,7% e dunque fa registrare una diminuzione di 0,2 punti rispetto al medesimo periodo del 2013. Per contro, se si valuta il solo terzo trimestre del 2014 le entrate totali risultano in aumento dello 0,4% rispetto all’estate del 2013 e la loro incidenza sul Pil è del 44,5% in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno prima. E in salita è anche la pressione fiscale relativa all’estatedel2014: sitrattadel40,9% del Pil, lo 0,7% in piùrispetto a un anno prima.
L’effetto bonus fiscale, tuttavia, non si vede solo dai dati sul deficit. L’Istat ha pubblicato ieri anche le cifre sui redditi delle famiglie, dalle quali si ricava che nel terzo trimestre dell’anno è aumentato il loro reddito disponibile (+1,4% tendenziale). Se poi si tiene conto della dinamica particolarmente bassa dei prezzi si vede che anche il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è risultato nel terzo trimestre dello scorso anno in aumento dell’1,9% rispetto al trimestre precedente (+1,5% sul terzo trimestre 2015). Dunque, l’aumento di potere d’acquisto di salari e redditi c’è stato. Ma, almeno per quel che riguarda il terzo trimestre 2014, non si è tradotto in consumi: la spesa delle famiglie per consumi finali risulta infatti invariata rispetto al trimestre precedente anche se si registra un lieve aumento (+0,4%) rispetto al 2013; nei primi 9 mesi dell’anno, infine, la spesa per consumi è cresciuta dello 0,5%. È aumentata invece e nettamente la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, pari al 10,8% nel terzo trimestre 2014:+ 1,6 punti sul trimestre precedente e +0,9% sul 2013.
La prudenza e l’incertezza sul futuro(connessaalleprospettivenon brillanti dell’occupazione) sembrano per il momento aver avuto la meglio, lasciando prevalere la tendenza a rimborsare i debiti o a risparmiare. Un dato che «non sorprende, precisa il ministero dell’Economia:«Lefamiglietendonoa ricostruire lo stock di risparmio intaccato durante la crisi». Ma Via XX settembre è fiduciosa: prima o poi l’aumento del reddito si tradurrà «in consumi e investimenti».
Il Sole 24 Ore – 10 gennaio 2015