di Luca Cifoni. Riparte l’esame del disegno di legge sulla pubblica amministrazione, una delle riforme-simbolo dell’azione di governo. Ma per ora è stallo sulla novità più delicata che dovrebbe essere inserita nel provvedimento, ovvero l’applicazione al lavoro pubblico della disciplina sui licenziamenti illegittimi, appena rivista per i privati con il Jobs Act. Interpellato sul punto, il relatore del provvedimento al Senato, Giorgio Pagliari (Pd), si è limitato ad alcune considerazioni di carattere generale.
Ha spiegato che «occorre dare maggiore puntualità, laddove necessario, alla disciplina dei doveri dei dipendenti pubblici, ma in una logica di equilibrio senza passare a un giustizialismo privo di senso».
Secondo Pagliari le attuali regole sui licenziamenti dei dipendenti pubblici sono «complete» e dunque «non c’è da inventare niente». Il riferimento è evidentemente alla legislazione del 2001 in materia di mobilità e messa in disponibilità, poi rivista con la riforma Brunetta. Quelle norme riguardano però le eventuali uscite dovute ad esuberi, non il tema del reintegro-risarcimento in caso di licenziamento illegittimo.
Nel provvedimento dovrebbe confluire anche il passaggio dalle Asl all’Inps delle competenze sui controlli relativi alle malattie dei dipendenti pubblici. Ma il disegno di legge ha altri capitoli importanti, dalla digitalizzazione della Pa al funzionamento della macchina di governo. Su quest’ultimo tema c’è un emendamento dello stesso relatore che ha l’obiettivo di snellire le procedure per le opera pubbliche: si prevede che gli enti locali i quali non partecipano alla prevista conferenza dei servizi oppure non danno il loro parere ne termini previsti non possano più opporsi alla realizzazione (e dunque bloccare le opere) con provvedimenti in autotutela.
Il Messaggero – 9 gennaio 2015