Padoan: gli effetti delle riforme «si vedranno solo nei prossimi mesi». E Poletti sui disoccupati in crescita: «Dato influenzato dal calo di inattivi». Il calo, consecutivo, del numero di occupati: a novembre (su ottobre) sono stati persi altri 48mila posti (già a ottobre, su settembre, il calo era stato di 65mila unità). Il tasso di disoccupazione è salito al 13,4%, un nuovo massimo storico, (mentre nell’area Euro, sempre a novembre, è rimasto stabile all’11,5% – peggio di noi, tra i principali Paesi nostri competitor, solo la Spagna che ha registrato un tasso di persone senza lavoro al 23,9%).
Doccia fredda anche sul fronte under25: la quota dei giovani disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca è schizzata al 43,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali sul mese, e di 2,4 punti nel confronto tendenziale. In Eurolandia siamo quart’ultimi (dietro di noi solo Spagna, Grecia e Croazia). Le performance migliori si sono avute in Germania (7,4% di disoccupazione giovanile), Austria (9,4%) e Olanda (9,7%). Il numero complessivo di persone senza un impiego ha raggiunto i tre milioni e 457mila unità (+40mila in un mese, +264mila in un anno). Il numero persone inattive (anche perchè scoraggiate) è invece in calo: 12mila unità in meno rispetto a ottobre e meno 312mila nel confronto tendenziale.
I dati sul lavoro diffusi ieri da Istat ed Eurostat hanno confermato tutte le difficoltà del nostro mercato del lavoro; che si è, di fatto, “allineato” con il quadro economico generale. Da febbraio, mese di insediamento del governo Renzi, a novembre, il numero di occupati è diminuito complessivamente di 14mila unità. Negli ultimi due mesi si è praticamente azzerato l’aumento di circa 100mila posti annunciato a settembre dal Governo (in parte frutto del decreto Poletti che ha semplificato i contratti a termine e, in quota minore, l’apprendistato).
Ora in campo ci sono le nuove norme contenute nel Jobs act sul contratto a tutele crescenti, l’Aspi rafforzata, e i forti incentivi sul tempo indeterminato; ma gli effetti di queste misure sull’occupazione «si vedranno solo nei prossimi mesi», hanno sottolineato i ministri Giuliano Poletti e Pier Carlo Padoan. Per questo è «ancora più urgente andare avanti con le riforme», hanno aggiunto il responsabile Economia e Lavoro del Pd, Filippo Taddei e il sottosegretario, Teresa Bellanova. Anche perchè, ha spiegato il numero uno di ItaliaLavoro, Paolo Reboani, le aziende sono ora in attesa «della piena operatività» delle norme appena varate, prima di riprendere a fare nuove assunzioni (quelle stabili sono agevolate da una robusta riduzione del cuneo fiscale). Si sconta, quindi, una fase di “stand-by” che potrebbe proseguire anche nel mese di dicembre.
Dal ministero del Lavoro fanno sapere che, comunque, il «numero assoluto di occupati nella fascia d’età 15-24 anni è rimasto stabile rispetto ai mesi precedenti»; e che la crescita del tasso di disoccupazione è influenzata «dal costante aumento dei cittadini che si attivano per cercare un lavoro, tanto è vero che il numero di inattivi a novembre è il più basso degli ultimi due anni».
Ma è il secondo calo consecutivo degli occupati a preoccupare gli esperti: «Ciò dimostra che la crescita dell’occupazione nei mesi precedenti ha interessato la parte marginale del mercato del lavoro, cioè soprattutto donne e giovani, che per aumentare il reddito familiare si sono rimessi in cerca di un impiego e hanno trovato soprattutto rapporti temporanei, parttime», ha evidenziato l’economista del lavoro, Carlo Dell’Aringa. Analizzando, infatti, la contrazione mensile di 48mila occupati a novembre spicca come ben 41mila di questi siano posti femminili andati persi.
Il tasso di occupazione è risultato pari al 55,5%, in calo di 0,1 punti sul mese; gli under25 disoccupati sono 729mila (+18mila in un mese), e ciò dimostra tutte le difficoltà di «Garanzia giovani» a creare occupazione. La forbice con la Germania continua ad allargarsi: secondo l’ufficio di statistica tedesco a dicembre il tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico del 6,5%.
Ecco perchè, oltre agli incentivi sui contratti stabili, serve una «coraggiosa riforma della regolazione dei rapporti di lavoro», ha incalzato Maurizio Sacconi (Area Popolare). Ma la strada «non può essere quella dei licenziamenti facili», ha ribattuto Cesare Damiano (Pd), che ha ricordato come, anche, nel 2014 le ore di cassa integrazione autorizzate abbiano superato il miliardo di ore. Le tutele non vanno quindi abbassate».
Novembre 2013 – novembre 2014, dati destagionalizzati. Eurostat. Da sottolineare le differenze, a volte rilevanti come nel caso tedesco, tra i tassi forniti dai singoli enti statistici nazionali e quelli invece dell’Istituto europeo, raccolti sulla base di una definizione internazionale seguita dalla International Labour Organization(Ilo).QuilasituazionePaese per Paese, a novembre del 2014, ricordando che nell’ultimo anno, tra i 28 stati dell’Ue, la disoccupazione è calata in 22 di loro, in 2 è rimasta stabile, Belgio e Slovenia,edèaumentatain4,tracuil’Italia Tra le nazioni virtuose, l’Austria (4,9%), la Germania al 5%, la Repubblica Ceca e Malta al 5,8%. Sempre sotto il 6% il Lussemburgo, il RegnoUnitoal5,9%. Trail6e il7%laDanimarca,l’Olanda,laRomania, l’Estonia. Quindi l’Ungheria al 7,4%, la Svezia al 7,9%, la Poloniaall’8,2,ilBelgioall’8,5%,laFinlandia all’8,9, la Lituania al 9,4, la Sloveniaal9,6.TuttiPaesiconuna disoccupazione inferiore al 10%, che è la media dell’Unione a 28.
Il Sole 24 Ore – 8 gennaio 2015