«Saranno garantite solo le urgenze. I reparti funzioneranno con personale ridotto e con i medici di guardia a disposizione dei ricoverati ma tutta l’altra attività ospedaliera di fatto si ferma: dalle sale operatorie per operazioni programmate alle visite ambulatoriali fino agli esami diagnostici, domani salta tutto o quasi». I 135mila camici bianchi di tutta Italia, stavolta, fanno squadra per tentare di «salvare la sanità pubblica prima che sia troppo tardi»: a spiegare che quindi sarebbe meglio, domani, non andare a Borgo Trento o a Borgo Roma per il controllo post chirurgico o per il check up specialistico – a rischio di dover attendere a lungo o, peggio, di tornarsene a casa senza nulla di fatto – sono gli stessi rappresentanti delle sigle sindacali della dirigenza medica scaligera (Anaao Assomed Cimo, Aaroi, Fvm, Cisl, Snr, Funzione Pubblica Cgil). Il messaggio è chiaro: «Noi scioperiamo non solo per tutelare i nostri interessi, bistrattati da troppo tempo, ma soprattutto per difendere il diritto dei cittadini ad avere cure adeguate e sicure minacciate dalla catena di smontaggio messa in atto dalla politica. Siamo molto preoccupati». A lanciare l’allarme sono i veronesi Andrea Rossi, Alberto Pozzi e Flavio Guerrazzi, medici dell’Azienda ospedaliera con ruoli locali e regionali all’interno delle associazioni sindacali promotrici della mobilitazione in tutto il Paese. Domani saranno a Padova, al sit-in davanti ad Azienda Zero, insieme ad altri colleghi veronesi e veneti «per denunciare lo stato in cui siamo costretti a lavorare, a ranghi ridotti, con carichi di lavoro al limite della sopportazione con riposi e ferie che saltano e con un contratto di lavoro fermo da 10 anni, col blocco del turn over e l’impennata del rischio clinico». Precisa Rossi: «Se i politici continuano a non ascoltarci e a non occuparsi dei problemi della sanità, coinvolgiamo la gente perchè prenda coscienza della realtà, scusandoci per i disagi ma consapevoli che è importante che l’utenza sia informata dei pericoli che corre». E continua: «Noi ospedalieri non amiamo gli scioperi ma in 135mila abbiamo capito di non aver altra scelta di fronte alla totale mancanza di attenzione della politica: si sono dimenticati che la sanità senza di noi non esiste? Allora glielo ricordiamo bloccando per un giorno il sistema». Le richieste, inascoltate da tempo, sono sempre le stesse: finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale 2019 per garantire i Lea e per fermare la fuga verso il privato (a Verona, in due anni, 12 anestesisti hanno lasciato l’ospedale); rinnovo del contratto fermo da un decennio; cancellazione del blocco della spesa per il personale fissato al 2004 per facilitare il turnover aprendo assunzioni in grado di fare fronte nei prossimi 5 anni al pensionamento del 40% del personale; il finanziamento di 3.000 nuovi contratti di formazione specialistica post-lauream per garantire una programmazione rispondente alle esigenze reali rispondendo ai 10mila giovani medici ingabbiati in un limbo formativo. Da parte sua, la dirigenza dell’azienda ospedaliera invita a non fare allarmismi: «Domani in ospedale sarà garantito il servizio, ci saranno disagi ma le attività si svolgeranno regolarmente». L’intersindacale dei medici parla invece di una adesione «record con percentuali doppie rispetto al passato. Anche togliendo i precettati», conclude Guerrazzi, «il numero è alto. Per i pazienti sarà una giornata difficile». (Camilla Ferro)
L’ARENA DI VERONA – Giovedì, 22 novembre 2018