West Nile: l’annus horribilis si chiude con l’assicurazione che nel 2019 si agirà, sin dall’inizio, con la massima attenzione. L’attività di prevenzione della malattia, che ha come portatori uccelli e cavalli e viene diffusa da giugno ad ottobre dalle zanzare comuni, è già iniziata. A testimoniarlo è l’incontro tenutosi ieri mattina al Palariso di Isola della Scala. Un confronto tecnico, prima che politico, che il neopresidente della conferenza dei sindaci dell’Asl 9, il primo cittadino di Nogara Flavio Pasini, ha spiegato essere stato voluto dalle amministrazioni locali. La novità più importante è quella che ha espresso la dottoressa Giuseppina Napoletano, in rappresentanza della direzione regionale di Prevenzione: «La Regione gestirà le disinfestazioni straordinarie che riguarderanno prima le larve di zanzare e poi gli insetti adulti e che saranno gestite, forse con un unico appalto, dall’Azienda zero». Poi, ha anche aggiunto che Venezia è pronta ad intervenire in aiuto dei piccoli Comuni per quanto riguarda le attività ordinarie volte ad eliminare i vettori del virus. Già l’anno scorso la Regione aveva dato vita ad un piano straordinario di contrasto alla febbre del Nilo occidentale. Mai in passato si erano verificati così tanti casi di contagio da quando la malattia, che da noi è presente da dieci anni ed è considerata endemica, ha iniziato a manifestarsi. Sino ad ora, sono stati 561 i casi di contagio in Italia, di cui 224 hanno dato origine a malattie neuro-invasive, 270 a casi di febbre e 67 sono stati registrati in donatori di sangue. In Veneto le forme di malattia più gravi sono state 64, sui 257 totali. Per quanto riguarda il Veronese, 37 sono i contagi che hanno portato febbre, a cui ne andrebbero aggiunti 12 che sono probabili, ma non confermati, mentre 14 hanno avuto risvolti neurologici rilevanti. Si tratta di situazioni che hanno portato a due decessi, sui 18 del Veneto. Quella che si sta chiudendo è, quindi, un’annata straordinariamente negativa. Una situazione che è probabilmente dovuta al caldo umido della primavera, che ha agevolato la presenza delle zanzare e, quindi, la loro azione di trasferimento del virus dagli animali infetti agli uomini. «Bisogna partire da questa esperienza per attuare azioni preventive che devono coinvolgere i cittadini», ha spiegato Stefano Adami, direttore del settore igiene dell’Asl 9. Vuole proporre ai Comuni forme di informazione che abbiano come primi destinatari gli ultrasessantacinquenni, perché sono proprio gli anziani, soprattutto quelli residenti in aree rurali o periferiche, le vittime principali della West Nile. «Sarebbe utile affiggere cartelli nei camposanti, nelle case di riposo e nei centri per la terza età, in cui si spiega come ci si può proteggere dalle punture delle zanzare», ha spiegato. La dirigente del settore prevenzione Linda Chioffi sottolineava che nel 2018 sono risultati a rischio, perché interessati da uno o più casi di contagio, ben 33 dei 98 Comuni del Veronese. Municipi quasi tutti della pianura; anche se è accaduto che il virus si sia manifestato pure in collina, a Mezzane di Sotto. Così, fra proposte volte a coordinare di più le azioni locali, l’annuncio dell’istituzione di un tavolo di lavoro regionale e la precisazione che a Venezia hanno avviato un lavoro di mappatura delle condizioni favorevoli allo sviluppo delle zanzare, a partire dalla presenza di caditoie e chiusini, Pasini ha sottolineato che nel 2019 i trattamenti contro le larve inizieranno già in primavera e si è impegnato a proporre agli amministratori di realizzare incontri nelle scuole per diffondere una maggiore conoscenza della West Nile
L’Arena