Bruno Benelli. Il di 30 novembre: ultimo giorno per presentare la domanda all’Inps di modo che la pensione decorra dal 1° dicembre 2018 ed eviti il calcolo con i coefficienti di trasformazione in vigore nel biennio 2019-2020, più bassi di quelli che termineranno la loro avventura con la fine di quest’anno. I lavoratori del settore pubblico hanno un mese in più: possono presentare la domanda entro sabato 29 dicembre, in quanto per loro la pensione decorrerà da lunedì 31 e quindi resterà dentro il 2018.
I coefficienti riguardano la parte di pensione che viene calcolata con il metodo contributivo. Perciò si applicano ai seguenti periodi: a) dal 1° gennaio 1996 per i lavoratori che entro l’anno 1995 hanno versato contributi per un numero di anni inferiore a 18; b) dal 1° gennaio 1996 per i lavoratori che sono privi di anzianità contributiva anteriore all’anno 1996; c) dal 1° gennaio 2012 per i lavoratori che hanno versato contributi prima di tale data, indipendentemente dalla data di inizio dell’attività.
Da ciò deriva che: 1) per i primi si applica il sistema retributivo fino al 1995 e il contributivo per tutti i periodi successivi fino alla data del pensionamento; 2) per i secondi si applica in modo esclusivo il metodo contributivo; 3) per i terzi si applica il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011 e il contributivo dal 2012.
Fatta questa doverosa premessa per inquadrare il problema nelle sue giuste proporzioni ribadiamo che i coefficienti di trasformazione si applicano solo sulla pensione o sulla parte di essa che ricade nel sistema contributivo.
Ora conosciamo quali sono i coefficienti del biennio 2019 – 2020, che sono più “piccoli” di quelli applicati per l’attuale triennio 2016–2018. L’attuale tabella dei coefficienti va dai 57 ai 70 anni. Ebbene, c’è una riduzione di tutte le percentuali dal prossimo anno, ma con una novità: è previsto il coefficiente legato all’età di 71 anni (6,513%) attualmente inesistente.
Indichiamo solo tre riduzioni riferite a una pensione esclusivamente contributiva.
Fino a 57 anni si passa dal 4,246% al 4,200%. A 66 anni si va dal 5,506% al 5,419%. A 70 anni si scende dal 6,378 % al 6,257%. Prendiamo il caso di una persona che ha versato all’Inps 330 mila euro di contributi nell’arco della vita lavorativa. Se chiederà la pensione a 57 anni (o età inferiori) la quota annua passerà dagli attuali 14.010 euro ai 13.860 euro. A 66 anni la pensione scenderà da 18.170 a 17.880 euro. E a 70 anni da 21.050 a 20.650 euro. Le differenze sono modeste: vanno dal minimo di 150 al massimo di 600 euro l’anno. Ma esse incideranno su tutte le rate future e per tutta la vita, perciò andare in pensione “un mese prima” evita questo ulteriore taglio.
La Stampa