Cento milioni di euro per pulire l’area sotto alla Miteni dagli agenti inquinanti come Pfas e Pfoa. Ovvero più di cinque volte la stima effettuata nel 2008. Sarebbe questo il costo monstre per la bonifica ambientale della vicenda Pfas, che vede al centro la Miteni, azienda di Trissino (Vicenza) accusata di aver inquinato con i Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) la falda acquifera di 21 Comuni fra Vicenza, Verona e Padova. L’azienda ha rilevato lo stabilimento vicentino dalla precedente proprietà di Mitsubishi, la quale, nel 2008, aveva pure stimato i costi di un’eventuale operazione di bonifica attraverso una commessa affidata a una società specializzata. Il risultato di quell’analisi era una cifra massima di 18 milioni di euro ma, dieci anni, dopo quella somma è quintuplicata.
Il dato è emerso ieri nel corso del tavolo in prefettura a Vicenza e richiesto dal sindaco di Trissino, Davide Faccio, per fare il punto sugli aspetti della sicurezza ambientale e del lavoro. In presenza del ministro degli Affari regionali, Erika Stefani, dell’assessore regionale alle Attività produttive, Elena Donazzan, del prefetto Umberto Guidato e dei rappresentanti di Provincia, Vigili del fuoco, azienda e di tutte sigle sindacali si è parlato, però, solo del primo aspetto: la sicurezza ambientale. «Era il tema che ci interessava e l’incontro è stato proficuo – dichiara Stefani – da parte nostra ci sarà un’attenta e approfondita analisi della situazione». Ieri però si è notata, in modo plastico, la distanza fra le parti, con azienda e sindacati che non si sono nemmeno seduti allo stesso tavolo. «Volevamo parlare di sicurezza – spiega Donazzan – e la nostra preoccupazione, specie con i provvedimenti degli ultimi giorni, era che a tavolo unificato non si sarebbe potuto discutere nel modo migliore». La settimana scorsa Miteni ha presentato istanza di fallimento al tribunale di Vicenza, mentre pochi giorni fa ha comunicato al personale l’avvio della procedura di licenziamenti collettivo dei 121 lavoratori. Da qui lo stato di agitazione proclamato dalle sigle sindacali e confermato anche ieri: «Chiediamo risposte convincenti e probanti che finora l’azienda non ha saputo dare» affermano all’unisono Cgil, Cisl e Uil. Al tavolo, ieri, le istituzioni hanno chiesto – e ottenuto – all’azienda la redazione di un piano per la messa in sicurezza degli impianti che dovrà arrivare entro mercoledì prossimo e passare al vaglio degli enti competenti in materia (Arpav, Spisal e Vigili del fuoco). Ma quella non sarà l’unica scadenza prevista la prossima settimana, che si annuncia cruciale per le sorti di Miteni: entro domani è atteso il cronoprogramma per la bonifica ambientale dell’area, mentre giovedì 8 novembre Miteni è convocata in Regione per il tavolo unilaterale avviato dopo l’istanza di fallimento. Nel frattempo un altro tavolo che si aprirà entro 30 giorni a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico, considerata «l’evidenza sovraregionale» della realtà di Trissino. L’amministratore delegato di Miteni, Antonio Nardone, rassicura («Rispetteremo le scadenze») e annuncia: «Ci sono forti manifestazioni di interesse sulla società e una di queste ha presentato una proposta vincolante».
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