Così il presidente della Repubblica in un passaggio del suo discorso alla cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”, iniziativa promossa dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. “Il nostro Servizio, pur con le sue imperfezioni, gode di ampia stima nel mondo”. IL DISCORSO INTEGRALE
“Quest’anno ricorrono i quarant’anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale. E’ stata una grande riforma nella vita della Repubblica che, attuando il diritto costituzionale alla salute, ha elevato la protezione sociale. La salute è divenuta progressivamente un valore della comunità, grazie a quel principio di universalità che impone di rendere le cure accessibili a tutti e di superare tutte le frammentazioni che generano diseguaglianza. Il nostro Servizio, pur con le sue imperfezioni, gode di ampia stima nel mondo come ha dimostrato, di recente, il rapporto dell’Agenzia di rating internazionale Bloomberg, che ha collocato quello italiano al quarto posto tra i sistemi sanitari. Del resto, non è un caso che nel nostro Paese la longevità media sia al secondo posto nel mondo”.
Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso alla cerimonia di celebrazione al Quirinale de “I Giorni della Ricerca”, iniziativa promossa dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
“La ricerca – ha evidenziato il presidente – può fare molto per aiutare il Servizio sanitario a essere più funzionale, utilizzando meglio le risorse, più efficace nelle cure, più facilmente accessibile a chi ha bisogno. La ricerca aiuta la diagnostica, potenzia le terapie, rendendo possibili farmaci nuovi, ne riduce gli effetti collaterali. Nel suo progredire la ricerca può contribuire anche a ridurre i costi. A questo fine però è indispensabile che la competizione economica non oscuri l’interesse pubblico nel garantire a tutti le cure. Comprese quelle alle malattie più rare, alcune delle quali colpiscono i bambini e dunque sollecitano, in misura ancor più esigente, la nostra concreta solidarietà”.
In questo quadro, il presidente ha poi evidenziato come “la componente pubblica ha una grande responsabilità che deve assolvere con lungimiranza, pensando alle prospettive di domani e alla sostenibilità dello sviluppo, rifuggendo da calcoli di opportunità e convenienze di corto respiro. La ricerca è una porta che apre il futuro. Sottovalutare o rinunciare alla ricerca vuol dire, invece, restringere esclusivamente al presente il proprio orizzonte, secondo una distorsione che talvolta affiora nella storia delle società, abdicando al dovere di investire nel futuro pensando alle successive generazioni. Accanto al ruolo del pubblico c’è però necessità di un pluralismo delle iniziative, di progetti sostenuti da imprese, associazioni, fondazioni, enti non profit. Alle istituzioni e ai loro rappresentanti è chiesto di favorire le convergenze, di fare in modo che si creino sinergie e ottenere così un moltiplicatore più alto a vantaggio dei cittadini, e tra questi di coloro che più hanno bisogno”.
29 ottobre 2018 QS