Per tre anni, dal 2015 al 2017, l’Usl 13 di Mirano, nel 2016 inglobata nell’Usl 3 Serenissima, ha «migliorato» le proprie liste d’attesa con un «trucchetto»: ha cambiato su 44.600 ricette, con un software comprato ad hoc, il codice di priorità indicato dal medico di base per richiedere visite specialistiche o esami strumentali. Bastava scriverne uno meno urgente e la prestazione, che nella realtà era stata erogata oltre il termine previsto, rientrava nei limiti imposti dalla Regione. La vicenda è costata cinque mesi di sospensione senza stipendio a un dirigente dell’Usl di Mirano che si occupava proprio delle liste d’attesa e, nonostante la vicenda fosse già venuta a galla, poi promosso responsabile del Distretto sanitario 2 di Mestre da Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl Serenissima. Ma soprattutto è finita sul tavolo della Procura di Venezia guidata da Bruno Cherchi, su segnalazione della stessa Regione. E’ stato aperto un fascicolo, al momento senza indagati.
L’espediente Tutto inizia con la determina dirigenziale 612 del 4 giugno 2015 dell’Usl 13, che autorizza l’acquisto dalla Ig Consulting Maps Group di Modena di un software in grado di permettere la «valutazione dell’appropriatezza prescrittiva». Ma che soprattutto «consente opportuni controlli per assicurare che le prescrizioni delle prestazioni siano conformi alle condizioni di erogabilità». Costo: 23 mila euro. Va detto che la Insiel spa di Trieste, fino a quel momento ditta fornitrice dell’azienda sanitaria, si rifiuta di esaudire la richiesta di un supporto informatico che garantisca «la possibilità di modificare in automatico le priorità». Tradotto: sulla ricetta rossa il medico di famiglia è tenuto a scrivere il codice indicativo dei tempi entro i quali va assicurata al paziente la prestazione richiesta. I livelli sono quattro: U (Urgente), cioè da garantire entro 24 ore; B (Breve attesa), da erogare entro 10 giorni dalla prenotazione; D (Differita), per le prestazioni che possono aspettare fino a 30 giorni; P (Programmabile), per approfondimenti da eseguire entro 60/90 giorni. Se l’Usl di Mirano era in difficoltà a effettuare, per esempio, un esame in 30 giorni, sostituiva il codice D con il P, con la scusa di verificare se davvero la priorità segnalata dal medico di famiglia rispondeva al quadro clinico del paziente.
Siamo nel 2015: è in partenza la riforma della sanità veneta, che l’anno successivo ridurrà le Usl da 21 a 9. In preparazione del cambiamento quelle di Mirano-Dolo e Chioggia passano sotto la guida di Dal Ben, già dg dell’Usl 12 di Venezia, che delle altre due diventa il commissario. E con il decreto del direttore generale 1009 del 12 maggio 2017 (pubblicato sull’albo pretorio dell’Usl 3 il 15 maggio ma solo per quindici giorni) autorizza con una spesa di 69.540 euro l’acquisto del medesimo software anche per le Usl di Venezia e Chioggia. La motivazione: «E’ necessario provvedere all’acquisizione di un software unico che consenta la valutazione dell’appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di un software specifico di back office che, interfacciandosi con i Cup delle tre aziende costituenti l’Usl 3 Serenissima con il software di analisi semantica, permette di incrociare le prenotazioni rilasciate con la valutazione di appropriatezza».
Smascherati Succede però che il primo gennaio 2017 entra in vigore la ricetta dematerializzata e la prescrizione originale del medico di base resta, anche perché viene inviata alla Sogei, braccio informatico del ministero dell’Economia incaricata del controllo del flusso. Andamento che a partire dall’aprile 2017 viene tenuto sott’occhio pure dall’Azienda Zero della Regione, che a sua volta si accorge dell’anomalia di migliaia di ricette «doppie» nell’Usl Serenissima. I tecnici approfondiscono, vengono mandati gli ispettori, che dopo sei mesi consegnano a Palazzo Balbi l’esito del controllo: c’è un software che cambia il codice di priorità sulle ricette. Le prescrizioni alterate sono 44.600, ma solo nel 2017: mancano tutte quelle del 2015 e del 2016, perché allora erano cartacee, quindi il controllo è impossibile. Presumibilmente il numero delle «taroccate» nei due anni mancanti si avvicina alla cifra del 2017, per un totale di circa 150 mila, sui 17 milioni e 977 mila ricette compilate nel Veneto.
Tra quelle «modificate» dall’Usl 3 l’anno scorso figurano 1971 prescrizioni per una prima visita dermatologica; 1600 per una otorinolaringoiatrica; 800 per una ortopedica; 511 per una cardiologica; 672 per una neurologica; 330 per la risonanza magnetica al rachide e 200 per la risonanza alla spalla; 258 per la colonscopia; 300 per l’Ecodoppler.
L’esito Il 2 marzo 2018 parte la lettera ufficiale in cui la Regione espone quanto scoperto a Dal Ben, che in un primo tempo nega tutto ma poi, davanti all’evidenza, avvia il procedimento disciplinare nei confronti del dirigente. Iter che si conclude con la sospensione per cinque mesi del dirigente, nel frattempo passato alla guida del Distretto di Mestre, ruolo decisamente più di prestigio. La sospensione sarebbe iniziata proprio in questi giorni e ovviamente ha alimentato le chiacchiere in corsia sulla vicenda: quindici giorni fa il dirigente era al lavoro, ma dalla scorsa settimana non si è più presentato. Nel frattempo a capo del Distretto è stato nominato, ad interim, Gabriele Angiolelli, direttore di quello di Dolo-Mirano.
La tripla inchiesta Va detto che il rispetto delle liste d’attesa pesa per il 50% nella valutazione dei direttori generali e quindi nel mantenimento dell’incarico (l’altro 50% è legato all’equilibrio di bilancio, mai raggiunto da Venezia: da anni viaggia con un disavanzo costante di 60/80 milioni di euro). Ed è condizione imprescindibile per ottenere il premio di produzione, pari al 10% dello stipendio di 154 mila euro. Il governatore Luca Zaia ha presentato una denuncia in Procura, segnalando tutte le tappe della vicenda, e il procuratore capo Bruno Cherchi ha aperto un fascicolo, poi affidato a uno dei suoi sostituti. In questa fase la Procura ha deciso di non iscrivere nessuno nel registro degli indagati. Si sta valutando la qualificazione giuridica del reato, che potrebbe essere un falso in atto pubblico.
Anche la Sogei si è mossa e sta valutando una multa a carico dell’Usl 3: la Finanziaria 2004 prevede infatti una sanzione a carico di chi invia dati sbagliati relativamente alla ricetta dematerializzata.
Ma negli altri ospedali tempi rispettati nel 98% dei casi. «Veneto promosso»
Scovate le 44.600 ricette «taroccate» nell’Usl 3 Serenissima, la Regione ha avviato controlli su prescrizioni e liste d’attesa in tutte le altre aziende sanitarie, risultate in regola. Dall’ultima rilevazione disponibile, datata 31 dicembre 2017, la quasi totalità delle prestazioni specialistiche ambulatoriali (sono 80 milioni all’anno) viene erogata nei tempi previsti. Rispettano il codice di priorità il 98% di visite ed esami di classe B (breve attesa, limitata a un massimo di 10 giorni), il 97% degli accertamenti di classe D («differita», cioè da erogare entro 30 giorni dalla prenotazione) e il 96% in classe P («programmabile», ovvero da garantire entro 90 giorni).
Scendendo nel dettaglio, hanno tutte il semaforo verde le cinque tra le prestazioni «traccianti» (cioè indicative per valutare l’andamento generale delle liste d’attesa) più richieste. La prima visita cardiologica (131.422 prenotazioni nel 2017 nelle nove Usl, nelle due Aziende ospedaliere di Padova e Verona e all’Istituto oncologico veneto) ha un livello di soddisfazione nei tempi previsti compresa tra l’82% e il 100%. Prime delle classe le Usl Dolomitica, Marca Trevigiana, Berica e Pedemontana.
Addirittura più alto il risultato della prima visita oculistica (210.181 erogate), compreso tra l’89% e il 100%, mentre la mammografia bilaterale (299.579 eseguite nel 2017), da sempre croce delle pazienti per i tempi d’attesa eterni, ha una media del 98% di rispetto in tutte e tre le classi di priorità. Percentuale che scende un po’, ma si fa per dire, per la Tac dell’addome: registra un 96% nella classe B, un 98% nella D e un 99% nella P. Ma vanno anche segnalati il 100% di soddisfazione in tutte e tre le classi raggiunto dalle Usl Dolomitica, Veneto Orientale e Pedemontana, dalle Aziende Ospedaliere di Padova e Verona e dallo Iov.
Infine la risonanza magnetica del rachide (74.598 prestazioni) vanta un 99% nella fascia P, un 98% nella B e un 97% nella D. «Un andamento di cui ha tenuto conto il ministero della Salute quando ha messo il Veneto al primo posto per la capacità di erogare i Livelli essenziali di assistenza — ha dichiarato Luca Coletto, assessore alla Sanità —. Ovvero le cure che ogni Regione è tenuta a garantire ai cittadini. Una promozione che non è un’opinione ma l’esito di una valutazione rigorosa di oltre 30 parametri di qualità. Al Veneto sono stati assegnati 209 punti, il totale più alto d’Italia: un motivo di orgoglio per tutti i protagonisti del Sistema sanitario regionale». Va detto poi che il rispetto delle liste d’attesa era il primo punto del programma elettorale del governatore Luca Zaia.
«Scorrendo le 115 pagine del Rapporto — conferma Coletto — si nota che alla base della promozione ci sono i cardini della nostra organizzazione. Come l’efficienza ospedaliera e la qualità delle cure, con i tassi di ospedalizzazione più contenuti d’Italia, la diffusione dell’assistenza territoriale, la corretta gestione della spesa farmaceutica, il livello delle tecnologie e la percentuale di rispetto delle pur sempre migliorabili liste d’attesa».
Il Veneto conta su un Fondo sanitario ricevuto da Roma di 9,3 miliardi di euro.
CORVENETO