Sarebbe di altri 16 milioni il risparmio per lo Stato se si applicasse la delibera sul taglio dei vitalizi anche al Senato. È la conclusione della relazione del presidente dell’Inps Tito Boeri a Palazzo Madama. «L’ufficio di presidenza della Camera stima un risparmio di 40 milioni di euro dall’applicazione della delibera – ricorda Boeri – Ipotizzando che vi sia la stessa proporzione tra spesa e risparmio da ricalcolo, si può pensare che adottare la stessa delibera al Senato comporterebbe ulteriori 16 milioni di euro di risparmi».
Tra Camere e Regioni risparmi oltre 100 milioni
Non solo. «Estendendo il ricalcolo ai consiglieri regionali, si risparmierebbero 55 milioni di euro aggiuntivi». Si avrebbero così, affiancandoli ai risparmi calcolati per la Camera (40 mln) e il Senato (16 mln), «risparmi superiori ai 100 milioni di euro, tali da ridurre il disavanzo del sistema dei vitalizi e, dunque, gli oneri che gravano sulla collettività», si legge ancora in un passaggio della relazione sui vitalizi del presidente dell’Inps, ascoltato dal consiglio di presidenza del Senato. «La delibera» (della Camera sul taglio dei vitalizi ai parlamentari, ndr) va nella direzione di ridurre le asimmetrie nel trattamento fra i parlamentari e gli altri cittadini, ma ci sono tantissime altre cose da fare. Se passasse all’Inps la gestione dei vitalizi sarebbe anche un’operazione di trasparenza» ha aggiunto il presidente dell’Inps.
Per Boeri «le regole dei vitalizi sono state sin dall’origine, introdotte dal Parlamento in regime di autodichia senza contemplare una valutazione di giudici esterni. Tale autonomia è stata consapevolmente utilizzata per mettere in piedi un sistema insostenibile destinato a gravare in modo rilevante sui cittadini in aggiunta alla spesa destinata al pagamento delle indennità parlamentari. Era chiaro fin dall’ inizio che i contributi versati non sarebbero stati sufficienti a coprire le spese per vitalizi».
«Paradossale tagliare vitalizi e poi dire sì a uscite anticipate»
Il presidente dell’Inps ha aggiunto che i «correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa, non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni». Poi ha sottolineato: «Certo, sarebbe paradossale che nel momento in cui si chiede ai parlamentari di avvicinare i propri trattamenti al regime contributivo, si operasse in direzione opposta per altre categorie di lavoratori, concedendo loro uscite anticipate generalizzate senza alcuna riduzione attuariale e appesantendo di oltre 100 miliardi il debito pensionistico che grava sulle giovani generazioni».
A sostegno della sua tesi, nella sua relazione davanti all’Ufficio di presidenza del Senato, Boeri ha mostrato un grafico sull’andamento della spesa per vitalizi diretti rispetto ai contributi versati e al numero di chi ha percepito vitalizi diretti dalla prima legislatura fino al 2016. «Normalmente un sistema a ripartizione (in cui i contributi pagano le pensioni in essere) alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie – ha spiegato il numero uno dell’Inps nel documento – nel caso di deputati e senatori, invece, non solo il sistema non è mai stato in surplus ma, anzi, il disavanzo ha iniziato a formarsi fin dagli anni 1980, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 1000, prova evidente di un sistema insostenibile. Essendo il numero dei contribuenti fisso, questi andamenti erano più che prevedibili».