La forte attenzione mediatica e politica sul crescente fenomeno delle aggressioni nei presidi sanitari e ospedalieri a danno degli operatori sanitari inizia a produrre i primi risultati. In questi ultimi mesi sono state presentate in Parlamento diverse proposte di legge e, lo stesso ministro della Salute Giulia Grillo, dopo l’ennesima aggressione registratasi a Catania, aveva annunciato lo scorso 21 luglio l’imminente presentazione di un nuovo disegno di legge per introdurre pene più severe e maggiore vigilanza.
Nel mentre, però, il Ministero della Salute non è rimasto con le mani in mano. La redazione di Quotidiano Sanità è infatti venuta a conoscenza di una nota diramata lo scorso 25 luglio dal dicastero di Lungotevere Ripa, nella quale si propone ai Ministeri di Interno e Difesa una “rimodulazione del piano di utilizzo del contingente di personale militare adibito all’operazione ‘Strade sicure’, affinché sia impiegato anche per la sicurezza ed il controllo dei presidi sanitari e ospedalieri”. Si chiede quindi di poter distogliere una parte del contingente dell’Esercito impiegato nelle strade in chiave antiterrorismo per schierarlo negli ospedali come deterrente per possibili future aggressioni a danno del personale sanitario.
Giovanni Rodriquez – QS
«Sono lieto di poter dare notizia che il Ministro della salute ha già inviato alla Presidenza del Consiglio, per il consueto esame preliminare, uno schema di disegno di legge governativo che intende affrontare in modo sistematico i vari aspetti del fenomeno». Lo ha annunciato il sottosegretario alla Salute Maurizio Fugatti rispondendo all’interrogazione in commissione affari sociali ieri su Iniziative per garantire l’incolumità del personale sanitario, presentata da Fabiola Bologna (M5S). «Il Ministero – ha sottolineato Fugatti – ritiene di dover intervenire tempestivamente, adottando una pluralità di misure che possano consentire – viste nel loro insieme, in un’ottica di sistema – la realizzazione di risultati concreti e, soprattutto, duraturi». «Il cuore del provvedimento» ha spiegato il Sottosegretario – risiede anche in altre misure: mi riferisco alla necessità di individuare uno specifico « luogo » di analisi del fenomeno, a cui poter attribuire il compito di monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie e di proporre l’adozione d’idonee misure per ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti, nonché di verificare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione previste dalle vigenti disposizioni a garanzia dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro; e mi riferisco, altresì, alla scelta di inserire una specifica aggravante, in un’ottica di prevenzione penale generale, a carico dell’autore di reati in danno degli esercenti le professioni sanitarie: in poche parole, dunque, pene più severe per gli aggressori. Indipendentemente dall’approvazione di queste norme, in cui il Ministero crede molto e che si confida possano essere arricchite dal dibattito parlamentare, desidero informare che si sta valutando, proprio in questi giorni, di adottare ulteriori iniziative finalizzate a dare una risposta concreta, e in tempi brevi, alle forti richieste in termini di sicurezza dei presidi ospedalieri. Informo, dunque, che il 25 luglio u.s. il Ministro della salute ha inviato al Ministro dell’interno la richiesta di poter valutare una rimodulazione dei dispositivi di sicurezza esistenti in modo tale che possano essere considerate anche le peculiari e maggiori esigenze di sicurezza dei presìdi sanitari ed ospedalieri. Contestualmente, nell’ambito della medesima attività di stretta collaborazione intrapresa con il Ministero dell’interno, si stanno valutando ulteriori iniziative, ancora più concrete, finalizzate ad assicurare una tutela specifica agli esercenti le professioni sanitarie, nella consapevolezza, condivisa da quel Ministero – al quale afferisce, occorre ribadirlo, la primaria competenza in tema di prevenzione dei reati e tutela della sicurezza pubblica – che tali soggetti meritino l’adozione di misure particolari ed ulteriori in considerazione degli specifici fattori di rischio cui sono sottoposti. Concludo, pertanto, dando la massima assicurazione circa l’impegno che il Ministero della salute profonderà affinché le summenzionate iniziative possano vedere presto la luce, nella convinzione che esse trovino la condivisione dell’Amministrazione dell’interno e la piena collaborazione degli Enti del Servizio Sanitario nazionale, il cui contributo, ovviamente, risulta massimamente necessario».