Lo cunto dei cunti è giunto forse alla sua ultima novella. O giù di lì. Dopo ventidue anni di discussioni, carte e intese — ven-ti-due, come ha sillabato non senza un qualche risentimento il governatore del Veneto Luca Zaia — finalmente l’iter di realizzazione del nuovo ospedale di Padova (o «Nuovo Polo della Salute Ospedale Policlinico», secondo l’ultima, ambiziosa declinazione) sembra aver imboccato la giusta china. «Da oggi non si torna indietro, è come se si fosse trascritto un preliminare dal notaio», ha detto ieri mattina Zaia, appena uscito dalla sala di Palazzo Balbi, nella quale poco prima aveva radunato l’intero parterre dei soggetti istituzionali coinvolti nella partita — dal sindaco Sergio Giordani, al rettore dell’Università Rosario Rizzuto, al presidente della Provincia Enoch Soranzo, fino al direttore generale dell’Azienda ospedaliera Luciano Flor e all’assessore alla Sanità Luca Coletto — per definire i dettagli dell’accordo. Perché sì, sebbene la sala fosse proprio la stessa di quella dove nel 2010, attorno ad un faraonico progetto da 1,2 miliardi di euro, poi naufragato, si strinsero le mani i protagonisti dell’epoca (Giancarlo Galan, Flavio Zanonato, Giuseppe Zaccaria, Adriano Cestrone), ora forse lo si può dire apertamente: questa dovrebbe essere davvero la volta buona. O almeno, questo è quello che è stato promesso.
«Il Comune si impegna a perfezionare la cessione dell’aree di Padova Est entro novembre (mandato già affidato dal Consiglio al sindaco Giordani, ndr ) — ha spiegato Zaia —, mentre la Regione da adesso avrà tre anni di tempo per avviare il processo di realizzazione dell’opera. È un documento storico, perché parliamo di una struttura sanitaria di livello nazionale e internazionale, che ridisegnerà la logistica sanitaria di tutto il Veneto». «Ha vinto la città», ha esultato il sindaco Giordani. «Sono felice, è un passaggio irreversibile», gli ha fatto eco il rettore Rizzuto. «Lavorerò con il massimo dell’impegno», ha aggiunto ancora il dg dell’Azienda Flor, che sarà stazione appaltante. Mentre il presidente della Provincia, Soranzo, in modo teatrale con il cellulare all’orecchio, comunicava in diretta il via libera del suo Consiglio, ultimo tassello mancante per giungere all’accordo tra le parti.
Certo, fatta l’Italia, restano da fare gli italiani. Ossia: ora che sono state firmate le carte, c’è un ospedale — e un campus universitario che dovrebbe sorgere al suo interno — tutto da pensare e finanziare. Che non è cosa da poco.
Per quanto riguarda i soldi necessari (600 milioni di euro, secondo le stime) Zaia ha risposo così: «Di questo non vi dovete preoccupare — ha affermato —, ce ne occuperemo noi della Regione. Come? Attraverso tre strade: la Banca europea per gli investimenti, la Cassa depositi e prestiti e infine il cosiddetto programma articolo 20, per l’ammodernamento delle strutture sanitarie. Mentre è esclusa l’opzione del project financing ».
Per quanto riguarda l’aspetto del contenuto, invece, è l’Università che si è presa carico di elaborare un progetto complessivo. «Dovremo pensare a quella che sarà la sanità del futuro — ha puntualizzato il rettore Rizzuto —. E in questo senso ho deciso di avviare una grande fase di consultazione all’interno della Scuola di Medicina, per raccogliere suggerimenti e informazioni. Verrà costituito un tavolo ad hoc , che sarà guidato da una persona che ho già in mente e i lavori partiranno da settembre».
Certo, qualcuno obietterà che si tratta di frasi già sentite nel corso di questi ventidue anni. Ma un’apertura, questa volta, varrebbe la pena di concederla. «I lavori siano realizzati da imprese venete», si è affrettato a dire, non a caso, il presidente dei costruttori veneti dell’Ance Giovanni Salmistrari. Un indizio che questa volta, forse, si fa sul serio.
Corveneto