Nel corso del 2017 è aumentata la componente variabile, legata al risultato, degli stipendi dei lavoratori italiani mentre permane un significativo divario di genere, soprattutto tra i dirigenti, mentre si registra un relativo miglioramento tra quadri e operai. Anche l’anzianità anagrafica e professionale incide.In generale quarant’anni sono l’età spartiacque oltre la quale si guadagna più della media della categoria di appartenenza, mentre i dirigenti debbono aspettare i cinquanta per poter contare su di una retribuzione superiore alla media del propri colleghi. Sono questi alcuni dei risultati di maggior rilievo del 25esimo rapporto sugli stipendi realizzato da OD&M Consulting — una società che fa capo a Gi Group e specializzata in Human Resource Consulting. La ricerca ha l’obiettivo di monitorare il «valore di mercato» delle professioni per capire quanto il mercato stesso è disposto a pagare pur di aggiudicarsi chi detiene un determinato «saper fare». Il campo di indagine riguarda tutti i dipendenti del settore imprese (grandi, medie e piccole), esclude quindi la Pubblica amministrazione, e fa riferimento a un universo di circa 15 milioni di lavoratori. Ecco i principali trend che si sono osservati nel 2017 a cominciare dal valore assoluto degli stipendi percepiti dai lavoratori. Lo scorso anno la retribuzione media dei dirigenti è risultata di poco inferiore ai 130 mila euro (129.544), mentre quella dei «quadri» ha superato i 60 mila euro (60.500). Nel caso degli impiegati lo stipendio medio è andato di poco oltre i 31 mila euro e per gli operai si è fermato a 26.668 euro. C’è poi la dimensione delle variabili legate al risultato, che assume un rilievo crescente. Nel caso dei dirigenti la quota variabile dello stipendio incide di più (17%), mentre per i quadri scende all’11%, passando al 9% per gli impiegati e al 6% per gli operai.
Un dato confortante è la sostanziale «tenuta» nel corso del 2017 del potere d’acquisto degli stipendi, che in qualche caso (quadri) hanno registrato un incremento superiore all’andamento del costo della vita, che lo scorso anno è stato pari all’1,2% per la media dei prodotti e dell’1,8% per i prodotti ad altra frequenza di acquisto. Nel dettaglio l’aumento è stato dell’1,3% per i dirigenti, del 2,7% per i quadri, dello 0,9% per gli impiegati e dell’1,2% per gli operai. Rimane invece il divario retributivo di genere. La ricerca evidenzia un ampliamento tra uomini e donne dirigenti, una riduzione nei quadri e operai e una stabilità tra gli impiegati.
Ecco i numeri: il divario ha toccato nel 2017 l’11,8% della retribuzione per i dirigenti (in aumento dal 9,3% del 2016), una discesa al 6,2% per i quadri (dal 10%), una sostanziale stabilità al 12,6% per gli impiegati (dal 12,8%) e un miglioramento al 7,4% per gli operai (dal 10,9%). Quanto pesa, infine, l’anzianità anagrafica e professionale sulla crescita dello stipendio? Nel caso dei dirigenti lo «scatto» reddituale si realizza nella fascia di età compresa tra i 51 e i 60 anni, quando la retribuzione sale in media a poco più di 140 mila euro rispetto al valore medio generale di 129 mila. Per i quadri lo «scatto» di stipendio medio nel passaggio dai 40 alla fascia d’età superiore si limita in valore assoluto a poco più di 1.000 euro. Che salgono a oltre 3 mila per gli impiegati e a poco più di 800 euro per gli operai.
Il Corriere della Sera – 29 maggio 2018