La notte della legislatura cala in pieno giorno, poco dopo le 17 al Quirinale. «Non posso accettare Savona – scandisce Sergio Mattarella, ricevendo Matteo Salvini – la sua linea potrebbe provocare l’uscita dell’Italia dall’euro » . Il Capo dello Stato vuole concedere altre due ore al leader. Ma la risposta è immediata. « Presidente, non serve. A questo punto vogliamo tornare al voto, ma non faremo campagne contro di lei » . Il leader ha già deciso di far saltare il governo di Giuseppe Conte, che rimetterà l’incarico tre ore dopo. Di precipitare il Paese in una crisi istituzionale senza precedenti. E di creare le condizioni per trascinare il Colle nella bufera. « Sto invitando alla calma migliaia di persone che mi stanno dicendo di farci sentire e vedere » , è l’avvertimento. Quasi contemporaneamente, Giorgia Meloni brandisce il manganello dell’impeachment. E Luigi Di Maio si accoda, evocando anche disordini di piazza: « Bisogna mettere in stato d’accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto, anche per evitare reazioni della popolazione».
Tutto quello che succede prima di questo drammatico faccia a faccia attiene alla cronaca di quello che poteva essere e non è stato. Anche Luigi Di Maio sale al Quirinale. Dimenticate però i toni violentissimi agitati a sera. In quella stanza il braccio politico della Casaleggio associati le tenta tutte per conquistare il governo: « Presidente, cerchiamo una soluzione, perché non riesco a convincere Salvini…». Propone ogni strada possibile per evitare il fallimento dell’esecutivo: lo spacchettamento delle deleghe dell’Economia, il cambio di ministero per Savona, la sostituzione dell’economista anti- euro con se stesso o con Giancarlo Giorgetti. Soluzioni che Salvini respinge. Aveva anche sbianchettato alcune aperture europeiste nel comunicato con cui Savona cercava assieme ai cinquestelle di favorire la sua promozione. Nulla, ormai la corsa verso il baratro era stata decisa.
E così alle 19 Conte si ritrova al Colle consapevole che la missione è ormai disperata. Le ultime chiamate ai due leader non sbloccano nulla. Né smuove Salvini l’appello estremo alla ragionevolezza del Capo dello Stato. Alle 20 il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti annuncia che il professore ha rimesso il mandato, sciogliendo negativamente la riserva. Pochi istanti dopo esce il premier che resterà soltanto in pectore. Ringrazia Salvini e Di Maio, sembra stordito. « Ho profuso il massimo sforzo – dice per il governo del cambiamento».
Il momento forse più drammatico arriva però pochi minuti dopo. Con una capriola acrobatica, Di Maio dimentica il rapporto privilegiato coltivato per mesi con Mattarella e in diretta social lo attacca senza alcuna cautela. « La sua scelta è incomprensibile. Allora diciamocelo chiaramente che è inutile che andiamo a votare, tanto i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie». E per suonare ancora più minaccioso, aggiunge: «Non finisce qui!». Il senso della minaccia è chiaro poco dopo, quando Di Maio emula Meloni che per prima aveva promesso l’impeachment con queste parole: «Mattarella è troppo influenzato dagli interessi delle nazioni straniere».
Proprio mentre la destra si prepara all’attacco istituzionale più grave della Seconda Repubblica, prende la parola Mattarella. Parla di fatto alla nazione. E mette le basi per un percorso alternativo, l’ultima mossa che separa il Paese dal voto: un governo Carlo Cottarelli. Già per oggi l’ex commissario alla spending review è stato convocato al Quirinale. La Lega, però, già chiude la porta. « La parola deve tornare agli elettori » , tuona Salvini. E i cinquestelle si accodano.
Sul fronte opposto, però, molto si muove. Il primo a sostenere il Quirinale è il premier dimissionario Paolo Gentiloni. « Nervi saldi e solidarietà al Presidente. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese » , sostiene uno dei possibili avversari degli alleati populisti in campagna elettorale. Poi tocca a Matteo Renzi: « Salvini non voleva governare. Ha fatto promesse irrealizzabili, ha paura delle sue bugie. Minacciare Mattarella è indegno » . E anche Silvio Berlusconi sta con il Colle: « Il Movimento che parla di impeachment è come sempre irresponsabile. Forza italia attende le determinazioni del capo dello stato, ma ove necessario sarà pronta al voto». Bisognerà capire se di nuovo al fianco di Salvini e delle sue truppe anti-euro.
Repubblica – 28 maggio 2018