Lorenzo Simoncelli. Aumenta l’allerta in Congo dopo l’annuncio del ministero della Salute congolese che il virus Ebola si è manifestato anche nella città di Mbandaka, una località a 130 chilometri da Bikoro, epicentro della nuova epidemia di febbre emorragica che sta colpendo lo Stato africano.
Il nuovo caso fa temere il peggio data la diffusione dalle zone rurali a quelle urbane dove la probabilità di contagio è maggiore. Solo a Mbandaka, infatti, vivono un milione di persone e la città è un importante snodo commerciale verso la capitale Kinshasa.
Ad un mese dall’inizio dell’epidemia, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Salute, dicono che 44 persone sono state infettate dal virus ed i morti sono 23, anche se i casi confermati dai test di laboratorio sono solo 3 e si tratta di persone ancora in vita. Sempre secondo l’Oms, almeno altre 5mila persone potrebbero essere entrate in contatto con Ebola nella zona nord-occidentale del Paese.
«Con l’arrivo del virus nelle grandi città il rischio di un’esplosione dell’epidemia è concreto speravamo di riuscire a fermarlo prima – ha detto Peter Salama, vice-direttore generale per l’emergenza Ebola in Congo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – il rischio che si diffonda anche ad altri Stati limitrofi come Centrafrica e Congo-Brazzaville è maggiore, dobbiamo agire al più presto».
Il paziente zero
Come per l’epidemia del 2014-2016 in Liberia, Sierra Leone e Guinea in cui morirono 11.300 persone, ad aver diffuso il virus potrebbero essere state alcune persone che hanno partecipato al funerale di una vittima. In Africa centrale è prassi comune che il corpo del defunto venga lavato prima di essere sotterrato, aumentando così il rischio di entrare in contatto con i fluidi del cadavere: una delle forme più comuni per contrarre il virus.
La task-force realizzata dal Ministero della Salute congolese insieme ad una squadra di Medici Senza Frontiere e agli specialisti dell’Organizzazione Mondiale della Salute ha realizzato le prime strutture sanitarie nella città di Mbandaka per provare ad isolare i casi sospetti.
Medicine e test
Intanto le prime 4mila dosi di vaccini sperimentali sono arrivate nella capitale congolese Kinshasa ed un’altra spedizione dovrebbe arrivare da Ginevra nelle prossime ore. Il vaccino, prodotto dalla casa farmaceutica Merck, non è ancora stato registrato e non è mai stato somministrato in fase preventiva. Durante l’epidemia in Africa occidentale e lo scorso anno in DRCongo sono stati fatti alcuni test che lasciano ben sperare.
A complicare ulteriormente la consegna del vaccino il fatto che deve essere mantenuto ad una temperatura di – 60° ed in molte aree del Paese, compresa la zona del focolaio, sono frequenti i black out elettrici.
La Stampa – 18 maggio 2018