I medici dell’ospedale di Rovigo sono in fuga in altre strutture perché la situazione lavorativa all’interno dell’Ulss 5 è diventata insostenibile a causa delle pessime condizioni in cui il personale si trova a lavorare».
LA REPLICA. Davide Benezzo, segretario generale della Funzione pubblica della Cgil, interviene in merito alle ultime dichiarazioni del direttore generale dell’Ulss 5, Antonio Compostella, relative alla fuga di specialisti dall’azienda sanitaria polesana, dovuta, secondo il numero uno dell’Ulss 5, «alla scelta di molti professionisti di trasferirsi in strutture private in quanto ben retribuite rispetto al pubblico». (leggi sotto)
L’ACCUSA. Secondo i sindacati, però, la scelta dei medici di fare le valige sarebbe dettata da problemi di cattiva gestione della macchina sanitaria locale. «Ci troviamo davanti – spiega Benazzo – a medici e infermieri che vincono il concorso e se ne vanno, cercano posto in altre strutture o ritornano addirittura nell’ente di provenienza, a causa delle pessime condizioni di lavoro che si trovano ad affrontare all’interno degli ospedali di Rovigo ed Adria. Difficoltà, in particolare, legate alla carenza di personale».
LAVORO DIFFICILE. All’ospedale di Rovigo, continua il sindacalista, «i medici stanno protestando ormai da tempo per le condizioni di lavoro, ma dopo un mese dalla richiesta d’incontro con i vertici dell’azienda, ancora non abbiamo avuto risposta. Siamo dunque costretti a intraprendere future azioni di protesta. Il direttore minimizza la situazione di difficoltà parlando della mancanza di pochi specialisti, dimenticandosi però dei cosiddetti letti bis o degenza straordinaria, che ormai sono costanza, dove un solo medico segue 160 posti letto, mentre la Regione pone come limite massimo i 90-100 posti».
GUAI OVUNQUE. La situazione dei posti letto straordinari sarebbero una costante anche all’ospedale di Adria. «Qui – prosegue l’esponente della Cgil – il medico di guardia si deve occupare di molti più posti letto della capienza del suo reparto che vengono appoggiati in altri servizi come il Pronto soccorso e la Chirurgia». Proprio a causa della carenze di personale che si trova ad affrontare l’azienda sanitaria polesana, alcuni servizi importanti sarebbero dunque stati ridotti, creando non poche difficoltà, soprattutto alle fasce più deboli dei cittadini.
LA PROTESTA. «Martedì saremo in Prefettura perché abbiamo dichiarato lo stato di agitazione propedeutico allo sciopero del personale del Consultorio e della Tutela minori – annuncia il segretario della Fp – dopo un anno che segnaliamo le grossissime difficoltà del servizio dovute proprio alla ridotta presenza di personale, non abbiamo avuto ancora alcuna vera risposta». (R.Mer.) IL GAZZETTINO – Domenica, 06 maggio 2018
“I medici non fuggono, ma non troviamo specialisti”
L’Ulss 5: “Il vero problema è reperire anestesisti e radiologi”
L’Ulss 5 Polesana interviene per chiarire la situazione della presunta fuga di medici dal pubblico al privato così come sottolineato dal sindacato dei medici Anaao (LEGGI ARTICOLO). Secondo il direttore generale Antonio Compostella, il problema non esisterebbe proprio. Non che all’Ulss sugli organici non vi siano problemi, ma come sottolinea il direttore, sono ben altri.
“Ultimamente il dibattito sulla sanità Polesana si è accesso su due temi in particolare: la presunta volontà dell’azienda di ridurre gli organici, e la presunta fuga di medici da pubblico a privato. Ma non è così. – spiega Compostella, affiancato dal direttore dei servizi sociali Urbano Brazzale, dal direttore amministrativo Gianluigi Barausse e dal direttore delle risorse umane, Pierluigi Serafini – E, numeri alla mano, riesco a dimostrarlo. Non è vero, intanto che le assunzioni siano bloccate: la Regione autorizza il 90% circa delle nostre richieste di autorizzazione all’assunzione. Nel 2015 i medici che hanno cessato l’attività sono stati 43, assunti 36. Nel 2016, ancora, cessati 48 assunti 41. Nel 2017 cessati 49 assunti 63, il trend si è invertito. Non c’è quindi alcuna volontà di ridurre l’organico, anzi. Per cessati intendiamo i medici che o sono andati in pensione o hanno ottenuto un trasferimento. Di medici che si sono licenziati per andare al privato abbiamo solo due casi in due anni. E i trasferimenti sono intorno al 7% ovvero una percentuale assolutamente in linea con il normale turnover. Nessuna fuga quindi”.
Ma un problema c’è, ed è quello della grande difficoltà nel reperire alcune tipologie di specialisti. “Il vero problema del sistema sanitario è la difficoltà oggi a reperire certi specialisti come i medici di pronto soccorso (medicina e chirurgia di accettazione e pronto soccorso), gli specialisti di anestesia e rianimazione, radiologi e specialisti di ostetricia e ginecologia – spiega Compostella – Faccio un esempio: quest’anno la scuola di specialistica di Padova sfornerà 6 medici specialisti in radiologia. Un numero neppure sufficiente a coprire il fabbisogno di Padova. Solo in Polesine ne servirebbero altrettanti. Fino a questo momento, con il blocco dei posti in specialità e quindi la formazione di meno medici di quelli che invece servirebbero alle aziende, avevamo sopperito con i medici del centro sud dove i concorsi erano bloccati. Ma ora gli hanno riaperti. Stiamo facendo il possibile e rispondo ai sindacati che se i reparti vanno in sofferenza la situazione è solo transitoria fino all’arrivo del medico sostituto ma non è certo una volontà di questa direzione ridurre gli organici)”. (Rovigo in diretta – 5 maggio 2018)