Inchiesta Pfas: la procura di Vicenza ora ipotizza il disastro ambientale e conta di chiudere entro l’anno le indagini preliminari sulle sostanze perfluoro alchiliche scaricate nella falda che serve una vasta zona a cavallo tra le province di Vicenza, Verona e Padova, e da lì nell’acquedotto e nel sangue di migliaia di cittadini.
Ad annunciarlo, ieri mattina, il procuratore Antonino Cappelleri durante l’incontro con una delegazione di «mamme no Pfas» tornate a chiedere «l’immediato sequestro di tutto il sito Miteni», quell’azienda di Trissino che, per l’accusa, sarebbe responsabile dello sversamento, tanto che nove tra ex ed attuali manager sono indagati. Lo stabilimento di Vicenza sapeva di inquinare, almeno per la procura che ora parla di vuoto normativo, visto che «le sostanze inquinanti che sono state scaricate da Miteni non erano previste tra quelle espressamente vietate dalle leggi antinquinamento». Gli inquirenti si sono posti degli obiettivi a scadenza: «Arrivare a concludere gli accertamenti tecnici, che si svolgono ad altissimo livello scientifico, prima dell’estate – ha spiegato Cappelleri – e chiudere le indagini preliminari entro l’anno». Accertamenti tecnici che, per sostenere l’ipotesi del disastro ambientale (che si prescrive in 15 anni), dovranno confermare che l’inquinamento c’è e che questo comporta quantomeno un rischio per la salute pubblica. Visto che per disastro ambientale si intende «un inquinamento tanto vasto da incidere nell’ambiente in maniera decisiva». È sufficiente quindi «avere la certezza scientifica sulla rischiosità per incardinare il processo» spiega Cappelleri, che fa sapere: «Per ora rinunciamo ad accertare, per questione di tempo, i danni compiuti», per quanto su questo aspetto potrebbe innescarsi un ulteriore processo.
Il riferimento è all’indagine epidemiologica regionale che impiegherà una decina di anni e che riguarda Pfas e patologie connesse. A breve, invece, arriveranno le risposte dal pool di esperti a cui i pm Hans Roderich Blattner e Barbara De Munari hanno affidato la super consulenza e cioè Tony Fletcher – dirigente della Sanità pubblica inglese che condusse le ricerche nel caso analogo di inquinamento negli Usa, quello della multinazionale Dupont – e quattro specialisti dell’Istituto Superiore di Sanità, chiamati a stabilire se Pfas e mini Pfas siano rischiosi per la salute pubblica.
Ieri, intanto, una delegazione di «mamme no Pfas» dell’area rossa dei 21 Comuni – compreso un papà con la maglia «state avvelenando mio figlio» – ha parlato «di speranza data dal procuratore» al quale ha chiesto il sequestro dell’impianto Miteni e il rispetto della salute. E domenica i gruppi del Movimento No Pfas accerchieranno simbolicamente l’azienda di Trissino, con incontri, relazioni e mobilitazioni. «Bene l’iniziativa della magistratura, fare giustizia è un dovere – commenta Laura Puppato, ex senatrice Pd che da tempo segue la vicenda – la legge sugli ecoreati consente agli investigatori di inquadrare correttamente il problema a livello penale e, soprattutto, individua modalità di percorso che, nei fatti, impediscono la decadenza del reato».
Corriere del Veneto – 19 aprile 2018