di Lorenzo Salvia. È la legge «Fortuna-Baslini» sulla «disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio»: è la norma che regola il divorzio. L’istituto, introdotto in Italia nel 1970, fu sottoposto a referendum popolare nel 1974: per l’abrogazione della legge si pronunciò il 40,74% dei votanti, per il suo mantenimento il 59,26%.
Regola numero uno: se la moglie legge di nascosto la corrispondenza dell’ex marito, ha l’obbligo di risarcirlo. Regola numero due, per compensare: se l’ex marito si fidanza, la moglie può insultarlo. Regola numero tre, variazione sul tema: se il marito insulta la suocera, deve risarcire la moglie. Regola numero quattro, per chi passa dalle parole ai fatti: se l’ex marito aggredisce l’amante della moglie, non ci sono sconti di pena. Sarà anche vero che tra moglie e marito non bisogna mettere il dito. Ma da anni la Cassazione ci mette l’indice, inteso come l’elenco delle sentenze più importanti, quelle che fanno giurisprudenza e possono creare un precedente.
L’ultima pronuncia è di due giorni fa: la Cassazione ha respinto il ricorso di un ex marito di Bologna che voleva addebitare la separazione alla moglie per violazione dell’obbligo di coabitazione. Lei se ne era andata di casa. Ma lo aveva fatto dopo averlo sorpreso a cercare compagnia su un sito di incontri. E per la Cassazione navigare su quelle pagine è già un tradimento. Ricorso respinto.
Le sentenze in materia sono in aumento, come del resto i divorzi e le separazioni. E non è sempre facile capire da che parte soffi il vento della giurisprudenza. Alcune volte sì: qualche anno fa la Cassazione bocciò l’assoluzione di un signore milanese che, temendo di essere tradito, registrava di nascosto le telefonate della moglie. Non si fa perché il «diritto alla riservatezza non viene meno nei confronti di chi è sospettato di infrangere i doveri di fedeltà».
Le cimiciPiù di recente è stata confermata la condanna di un signore di Gela, in Sicilia, che aveva messo una cimice nel telefono di casa per verificare le «supposte amicizie extra coniugali» della moglie. Niente intercettazioni, tutto chiaro. Altre volte, però, orientarsi è più difficile. Un esempio? La Cassazione ha dato ragione alla «ex moglie, infedele durante il matrimonio» che dopo la separazione era andata a vivere con il nuovo compagno nella casa di proprietà esclusiva del suo ex marito. Mentre un’altra sentenza ha fatto perdere alla ex moglie, scoperta dal marito a tradirlo in casa, gli immobili che lui stesso le aveva donato.
Non sempre sono contraddizioni. Sia perché la giurisprudenza è come la vita, cambia con il passare degli anni. Sia perché dietro ogni sentenza c’è una storia, e spesso sono i dettagli a fare la differenza. Per dire: la ex moglie andata a convivere con l’amante nella casa dell’ex aveva i figli minorenni in affido. Mentre la perdita dei beni post tradimento non è una variante italiana della sharia, ma l’effetto della revoca della donazione, prevista dal nostro codice a prescindere da corna e separazioni.
L’assegno da pagareQuesto non vuol dire che la Cassazione non entri nella vita delle persone. Entra persino in camera da letto: se vengono meno i rapporti sessuali tra moglie e marito, dice un’altra sentenza, non commette violazione dei doveri coniugali chi abbandona la casa familiare. Il precedente è il pane quotidiano dell’avvocato matrimonialista (e della sua parcella). Ma prima di litigare un’occhiatina al codice sarà meglio darla. Anche in attesa della prossima sentenza, prevista a breve: quella che dovrà stabilire una volta per tutte se l’assegno da pagare dopo il divorzio deve basarsi sul tenore di vita avuto durante il matrimonio, come è stato finora, oppure garantire solo l’indipendenza economica. Non un dettaglio.
IL Corriere della Sera – 18 aprile 2018