La spesa pensionistica dell’Italia è una bomba pronta ad esplodere. Lo scriverà la Commissione europea nel rapporto di primavera “ Ageing Report 2018”. Previsioni talmente drastiche da raccomandare al governo che verrà non solo prudenza nell’intaccare le riforme in atto. Ma anche di intervenire ancora. Morale della favola: più che cancellare la Fornero, preparare una Fornero bis.
I numeri choc sono noti agli addetti ai lavori, già dallo scorso giugno. La Ragioneria dello Stato li ha studiati e messi a confronto con i propri, criticandone le asperità nel suo Rapporto pubblicato nell’ottobre scorso. Così il governo uscente nel Documento di economia e finanza. Ma la bacchettata di Bruxelles arriverà lo stesso. Proprio nel bel mezzo delle trattative per il nuovo esecutivo. E proprio quando le forze vincitrici delle elezioni – M5S e Lega – accarezzano l’idea di apparecchiare una legislatura su pochi punti programmatici. Tra questi anche la “ revisione” della riforma Fornero.
Ma cosa dice la Commissione Ue, o meglio il gruppo di lavoro intergovernativo noto con la sigla Epc- Wga, lo stesso che stila le pagelle ai nostri conti pubblici? Scrive nero su bianco che la gobba previdenziale – il picco di spesa italiana per le pensioni in rapporto al Pil che si avrà quando la generazione dei quarantenni attuali uscirà dal mercato del lavoro salirà nel 2040 al 18,5% anziché al 16,3% come sostiene l’Italia, superiore al record storico del 2015 ( 15,7%). E questo perché la nostra economia si pianterà: crescita del Pil allo 0,7% in media nei prossimi anni, anziché all’1,2% stimato dalla Ragioneria, contributo degli immigrati regolari ridotto di un terzo, occupazione e produttività asfittiche, invecchiamento della popolazione galoppante e scarso ricambio generazionale. Ancora più pessimista il Fondo monetario internazionale. Uno scenario tutt’altro che distante. Per la Commissione europea l’arrampicata alla vetta parte già nel 2020, con almeno 10- 15 anni di anticipo rispetto alle proiezioni italiane. Ecco perché la correzione di rotta va attuata sin da subito, nella prossima legge finanziaria. Il governo Gentiloni aveva già fatto le pulci a una visione così drastica, opponendo alle terribili curve di Bruxelles stime più rosee su Pil e occupazione, figlie di politiche espansive e del ritorno del Paese sul sentiero di crescita. «È vero però che l’equilibrio dei conti pensionistici dopo la Fornero rischia di essere più precario » , ammette Stefano Patriarca, consigliere economico di Palazzo Chigi. « Se dovessimo crescere meno dell’ 1,5% medio, il futuro si tingerebbe di nero » . In pratica secondo l’Europa i risparmi della Fornero sarebbero bruciati entro 10 anni. Per l’Italia in 30. E questo per colpa di un’economia non brillante, l’effetto demografico ( poche culle). Ma anche le spese di questi anni: soprattutto le otto salvaguardie per gli esodati costate 12 miliardi e in misura minore l’aumento ed estensione della quattordicesima.
« La spesa “ pura” per le pensioni non solo è sotto controllo, ma in linea con la media europea » , controbatte Alberto Brambilla, sottosegretario al Lavoro nei governi Berlusconi 1 e 2 (2004-2005). E soprattutto autore del capitolo pensioni nel programma elettorale della Lega. «La spesa previdenziale italiana è all’ 11% del Pil, non al 16: assolutamente sostenibile. Il resto è assistenza: qui spendiamo 100 miliardi all’anno, senza sapere dove vanno. Il nostro piano non è abolire la Fornero: toccare la previdenza è dinamite, guai a farlo. Ma di rivederla, questo sì. Permettendo a chi ha 35-36 anni di contributi e almeno 64 anni di età, oppure 41 anni e mezzo di contributi a prescindere dall’età di andare in pensione. Intervento chirurgico e fattibile: 50 miliardi in 10 anni. Che si coprono tagliando quell’assistenza che va ai falsi invalidi e a chi non se la merita, perché mente sui requisiti. L’Europa capirà, quando spiegheremo i numeri veri dell’Italia. Non quelli che passa l’Istat».
Repubblica -26 marzo 2018