di FilippoTosatto. In ospedale piovono pietre. Le sanzioni pecuniarie comminate ai “furbetti in camice bianco” innescano uno scontro senza precedenti tra l’associazione più rappresentativa dei medici dirigenti (l’Anaao Assomed), l’Azienda diretta da Luciano Flor e lo stesso governatore Luca Zaia. In ballo ci sono i 110 medici e chirurghi, perlopiù universitari, che nel biennio 2015-2016 hanno “scordato” di timbrare il cartellino orario che segnala il passaggio dall’attività istituzionale alla libera professione “intramoenia” (svolta cioè dentro le mura ospedaliere) incorrendo cosi nella trattenuta delle parcelle indebitamente percepite. Un atto dovuto, secondo il manager Flor che invoca il rispetto delle regole ministeriali, escludendo peraltro denunce penali e misure disciplinari. Un malcostume agli occhi di Zaia che, pur rifiutando di «fare d’ogni erba un fa scio», suggerisce di prevenire ogni “tentazione” distinguendo le prestazioni pubbliche da quelle private già m fase di prenotazione delle visite tramite cup. «Un’ignobile criminalizzazione mediatica estesa all’intera categoria», tuona invece Adriano Benazzato, il primario odontoiatra a capo di Anaao Veneto spalleggiato nell’occasione dal segretario nazionale dell’organizzazione, Costantino Troise. Pesante il suo attacco a politica e vertici della sanità: «Regione e Aziende, dopo il caso Litta da cui si evince in modo inequivocabile che non ci sono stati adeguati controlli, hanno artatamente pompato la vicenda dei “furbetti” per cercare di coprire le loro evidenti responsabilità. Viceversa, le contestazioni rivelano che nel 90% dei casi si è trattato di mera dimenticanza nella timbratura, senza alcuna volontà di dolo, a fronte di un’attività libero professionale totalmente tracciata per via informatica». Ce n’è anche per il governatore leghista, la cui proposta è respinta come «inaccettabile e irricevibile» perché «temporizzare le prestazioni erogate sarebbe disastroso per la sicurezza e la qualità delle cure». Difesa corporativa dei privilegi? Indifferenza al rispetto del regolamento? Benazzato replica snocciolando le cifre della libera professione e rimarca come gran parte dei profitti sia appannaggio di un gruppo ristretto di docenti universitari e direttori di clinica mentre «il 70% dei colleghi che lavora intramoenia ha un fatturato inferiore agli 8 mila euro l’anno». Conclusione: la prassi attuale va rispettata, non modificata, stante la «minima incidenza percentuale» delle anomalie emerse a fronte di 80 milioni di prestazioni erogate ogni anno nel Veneto. Ben diversa la valutazione di un altro rappresentate del personale ospedaliero, il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche, Luigino Schiavon: «Credo che la vicenda dei cartellini evidenzi un eccesso di tolleranza da parte degli uffici di controllo, è urgente un cambio di passo ispirato a criteri di maggio rigore. In questo caso l’onestà e la trasparenza, che dovrebbero improntare il rapporto tra professionisti e Aziende, sono venute meno a tutto danno della sanità pubblica e dei cittadini. Tra gli infermieri c’è disagio a fronte di situazioni che vedono pochi professionisti guadagnare centinaia di migliaia di euro supplementari allo stipendio a fronte di altri lavoratori trattati come pezze da piedi. C’è una deriva anarchica che va contrastata per ripristinare la legalità».
Il Mattino di Padova – 28 febbraio 2018