Felice Cavallaro. L’assassino non l’hanno ancora trovato, ma sul responsabile dello sterminio, come dicono in Procura, si indaga con la stessa tecnica di un omicidio, anche se le vittime sono inermi bestiole: 27 cani randagi avvelenati con un paio di chili di salsicce imbevute in un potente pesticida. Perquisizioni in capannoni e casolari, interrogatori, esami clinici e una autopsia si susseguono da dieci giorni, compresa una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, mentre c’è chi lancia l’idea di una taglia da 50 mila euro per trovare il killer. Proposta che il segretario nazionale del Codacons Francesco Tanasi farà riecheggiare oggi pomeriggio al corteo di protesta organizzato da tante associazioni animaliste nella città dell’orrore, a Sciacca, dove sono attesi centinaia di volontari da tutta Italia.
A cominciare dai dirigenti della Leidaa, la Lega difesa animali presieduta da Michele Vittoria Brambilla, indignata non solo con gli esecutori materiali: «I veri assassini sono le istituzioni inadempienti da anni e anni, le aziende sanitarie locali, i sindaci…». E tanti sono infatti decisi a chiedere le dimissioni del sindaco Francesca Valenti, tra cui Lorenzo Croce, presidente dell’Associazione Difesa animali che parla di «2.400 cani avvelenati da Bergamo a Sciacca». Il fenomeno sembra dilagare, pur senza i picchi di contrada Muciara, alla periferia della cittadina nell’Agrigentino, dove il killer o i killer fra il 14 e il 15 febbraio hanno usato un prodotto impiegato in quantità minime nei frutteti, un diserbante, un «siccatutto», come lo chiamano qui i contadini irrorandolo, diluito nell’acqua, per fare seccare le erbacce.
«Li troveremo», confida il sostituto procuratore della Repubblica Michele Marrone, al lavoro con i carabinieri, seppure un po’ frenato dal Codice: «La legge è quella che è. Quando la vittima è un animale non si può intercettare o arrestare». Ma non lascia niente di intentato. Autopsia compresa. Affidata al direttore dell’Istituto zooprofilattico di Palermo Santo Caracappa: «Orribile la tecnica. Avranno immerso le salsicce in un secchio d’acqua, tenute a mollo con dosi inaudite. Morte in tempi brevissimi».
Sconvolta la sindaca che respinge ogni accusa, Francesca Valenti: «Sono arrivata a luglio. Ho trovato un Comune senza nemmeno un rifugio. Solo tre strutture private. Con 230 cani». Promette massimo impegno, difesa dall’ex sottosegretario transitato nel Pd Nuccio Cusumano: «Sui social si moltiplicano aggressioni e minacce».
Stessa linea di Michele Catanzaro, deputato del Pd, dubbioso sulla foto dell’orrore: «Circola l’immagine dei cani morti tutti in fila sotto una rete. Ma come fanno a morire tutti in fila?».
Qualcosa intanto si muove a livello politico, soprattutto all’Assemblea regionale dove il presidente Micciché ha istituito una commissione sul randagismo. Per colmare lacune antiche. Come dimostrano le mail che, da ministro del Turismo, riceveva Michela Vittoria Brambilla: «Io cercavo di “vendere” la Sicilia, ma ero sommersa dalle proteste di inglesi che tornavano indignati dalle vacanze perché ovunque trovavano cani randagi, mai curati, sterilizzati e riaffidati dai Comuni, come dovrebbe avvenire».
Il Corriere della Sera – 25 febbraio 2018