Il biologico sta vivendo la sua età dell’oro. Conquista sempre più consumatori, viene scelto da un numero crescente di produttori e ora può contare anche su certificazioni di qualità più trasparenti. Giovedì scorso il Consiglio dei ministri ha infatti approvato l’atteso decreto legislativo che mette ordine tra i controlli e tra i controllori della filiera produttiva bio.
Le novità del decreto
«Per le aziende produttrici non cambia nulla» spiega Stefano Masini, responsabile Ambiente della Coldiretti, se non un inasprimento delle sanzioni in caso di frode. Per il consumatore, invece, dovrebbero aumentare le tutele. In primo luogo, grazie alla tracciabilità: fino a oggi, registrare il percorso dalla materia prima al prodotto trasformato era un’operazione facoltativa, mentre ora il nuovo provvedimento legislativo lo rende obbligatorio per tutti. Inoltre, chi acquista bio può contare su certificazioni più affidabili, perché dovranno venir meno i conflitti di interesse: chi fa parte di un organismo di controllo non potrà più detenere partecipazioni in un consorzio né potrà recarsi più di tre volte dallo stesso produttore. E anche per gli enti certificatori – oggi 14 in tutto, accreditati dal ministero dell’Agricoltura – le pene si sono fatte più severe.
Un settore in piena crescita
Il biologico è un settore in piena crescita. Secondo la Coldiretti l’anno scorso il 60% degli italiani ha acquistato prodotti bio: la domanda è aumentata soprattutto per gli ortaggi (+48%), i cereali (+32%), la vite (+23%) e l’olivo (+23%). Nonostante un extra-prezzo, rispetto ai prodotti non bio, che si aggira in media tra il 10 e il 15%, i consumi nazionali ormai superano i 2,5 miliardi di euro.
Il mercato premia e così anche tra i produttori l’impegno verso il biologico è cresciuto: con oltre 72.150 operatori, calcola la Coldiretti, l’Italia ha la leadership in Europa per numero di imprese che non fanno uso di Ogm o di fertilizzanti sintetici. Oggi nel nostro Paese ci sono quasi 1,8 milioni di ettari a coltivazione biologica: il 20% in più dell’anno scorso, il 14,5% del totale della terra arabile. La concentrazione maggiore è al Sud: in Sicilia, con 363mila ettari; seguono la Puglia con 255mila e la Calabria con 204mila. L’Italia è anche il maggior esportatore europeo del settore, con quasi 2 miliardi di euro in valore.
Le reazioni degli operatori
Le associazioni di settore plaudono all’iniziativa del Governo: «Il nuovo decreto è uno strumento importante per contrastare le ripetute e frequenti frodi del settore», sostiene Masini della Coldiretti. Per il presidente di FederBio, Paolo Carnemolla, «era ormai da tempo evidente che il quadro normativo doveva essere aggiornato. Finora il sistema di controllo sulle produzioni era regolato da una norma del 1995: ma all’epoca il settore biologico era una minuscola nicchia con quattromila operatori in tutta Italia, mentre oggi è il comparto che cresce maggiormente dell’intera industria agroalimentare».
I nodi ancora da sciogliere
Eppure, sostengono gli operatori del settore, rimangono ampi spazi di miglioramento. Per esempio nella rete deputata a contrastare le frodi: «La vigilanza pubblica sugli organismi di controllo e sul sistema nel suo complesso – sostiene Carnemolla – rimane affidata al medesimo sistema misto ministeriale e regionale, che negli ultimi 23 anni ha dimostrato tutti i suoi limiti, motivo per il quale avevamo chiesto con forza che venisse dato spazio al nuovo Comando dei Carabinieri specializzato in tutela forestale e agroalimentare».
Inoltre, per attivare rapidamente il sistema di tracciabilità obbligatorio introdotto dal decreto legislativo, «mi auguro – ha detto il presidente di Assobio, Roberto Zanoni – che si tenga conto di quello che è già stato creato dalla partnership pubblico-privata tra l’ente di accreditamento del ministero Accredia, FederBio e alcune imprese del settore. Non bisogna disperdere un’esperienza che fino a qui è stata positiva e che è stata realizzata su base volontaristica».
Micaela Cappellini – Il Sole 24 Ore – 25 febbraio 2018