Dopo una lunga nottata di trattative durissime, ancora alle ultime battute, e con il fronte sindacale del Comparto Sanità spaccato, gli infermieri incrociano le braccia in tutta Italia: adesione altissima, sale operatorie bloccate e ricoveri programmati in stand by. Per un totale di 60mila prestazioni diagnostiche e terapeutiche non erogate. Dopo settimane di trattative ieri l’accelerazione. La parte pubblica rappresentata dall’Aran consegna ai sindacati una bozza del Contratto 20016-18 e gli concede due ore per esprimersi su un testo di oltre 80 pagine. Poi il confronto si prolunga fino a questa mattina e ora i sindacati sono in attesa dell’ultima versione.
Intanto la partecipazione allo sciopero si preannuncia altissima. All’ospedale San Martino di Genova sette sale operatorie sono state chiuse, pazienti nei reparti che domandano perché gli ambulatori sono ancora chiusi, prefetti in azione in diverse città del sud. Un boom di adesioni che neanche i sindacati di categoria si aspettavano. Perché dopo nove anni di blocco contrattuale la rabbia è tanta, tra retribuizioni al palo, indennità ferme, condizioni di lavoro insostenibili e disagio.
Gli infermieri dipendenti sono 270mila, quasi la metà del totale di 530mila professionisti del comparto sanità. Ancora freschi di passaggio a professione ordinistica grazie alla Legge Lorenzin, entrata in vigore lo scorso 15 febbraio, gli infermieri si sono dati appuntamento a Roma in piazza Santi Apostoli per una manifestazione di protesta, dalle 11,00 alle 14,00. Quasi a dispetto del riconoscimento storico di professione intellettuale, infatti, le trattative sul rinnovo contrattuale del Comparto sanità, ripartite nelle scorse settimane e oggetto ieri di un incontro prolungatosi fino a questa mattina tra Aran (l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni nella contrattazione collettiva nazionale di lavoro) e sindacati di categoria, hanno lasciato tutti con l’amaro in bocca.
La bozza del contratto 2016-18 consegnata ieri è stata infatti giudicata “irricevibile”, perché “non rispetta la dignità dei professionisti e mette a rischio qualità e sicurezza dell’assistenza”, è stato il commento quasi corale. E gli infermieri sono stati costretti a confermare una scelta dura ma necessaria, quella di scioperare per 24 ore.
Tra i nodi affrontati nella nuova bozza presentata ieri: congedi per donne vittime di violenza, allungamento del periodo di riabilitazione, riconoscimento delle unioni civili, lavoro flessibile, formazione personale, responsabilità disciplinari, premio individuale differenziato, welfare integrativo e fondi contrattuali declinati sulle performance. Nessuna tabella sui conti, nessuna chiarezza sui fondi e gli incrementi retributivi. E soprattutto il tentativo di bypassare la direttiva Ue sull’orario di lavoro, che prevede 11 ore di riposo consecutive ogni 24 e un tetto massimo di 48 ore di lavoro settimanale. Paletti essenziali per garantire qualità e sicurezza dell’assistenza. E poi il tema delle competenze specialistiche, che per figure professionali di profilo sempre più elevato e con responsabilità crescenti – in alcuni casi gli infermieri sostengono l’organizzazione di interi reparti – è di fatto sfumato e annacquato.
In attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti dell’ultima bozza, i sindacati di categoria restano pessimisti mentre le sigle generaliste Cgil, Cisl e Uil sono orientate a firmare. Difficilmente l’Aran potrà accogliere tutte le richieste avanzate in nottata: tra queste, la revisione delle indennità, no alle deroghe sull’orario Ue, il riconoscimento del profilo di specialista esperto con incarichi strutturati e non a tempo determinato, formazione Ecm con 4 ore di permesso nell’arco delle 36 ore lavorative settimanali. Il confronto, riferiscono i sindacati, è stato molto duro. E sul tavolo ieri sera tardi sarebbero spuntate dieci pagine sulla responsabilità disciplinare particolarmente penalizzanti per i lavoratori.
Il Sole 24 Ore – 23 febbraio 2018